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don Giacomo Falco Brini – Commento al Vangelo di domenica 14 Gennaio 2024

Commento al brano del Vangelo di: Gv 1, 35-42

DOVUNQUE PASSA, EGLI CHIAMA

Questa domenica troviamo indubbiamente, quale tema offerto dalla liturgia della Parola, la vocazione. Vocazione nella 1a lettura (chiamata di Samuele), vocazione dei primi discepoli nel vangelo, vocazione di tutti i cristiani alla santità nella 2a lettura. Ma la vita di oggi è interpretata come vocazione? C’è ancora chi accoglie la propria vita come una chiamata?

Credo che il problema gigantesco di oggi, ma anche affascinante, sia recuperare il senso vocazionale della vita. E qui ci dobbiamo mettere proprio tutti al lavoro. Bisogna ricominciare daccapo. Bisogna ricominciare daccapo con la rigenerazione della fede e un nuovo modo di trasmetterla. Bisogna ricominciare daccapo in famiglia, nella scuola, dappertutto. Tuttavia, non so se tutti leggiamo la realtà così, persino nella stessa madre chiesa.

Se però la curva della fede viene meno da un bel po’ di tempo, se il cristianesimo, come cultura, è ormai sparito in tante dimensioni della vita umana, non so quanto tempo possiamo ancora permetterci di analizzare e discutere su questo dato incontrovertibile. Vediamo se nel vangelo ci viene offerta qualche intuizione, per capire da dove ripartire perché la vita sia riscoperta come vocazione.

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Se il vangelo è sempre attuale, allora prima di tutto, ci ricorda che Gesù passa anche oggi nelle nostre vite. Egli è vivo e sempre all’opera. Siamo noi che, se non lo vediamo passare, se non riusciamo a fissare il nostro sguardo su di Lui, forse è perché guardiamo altrove, ma non dove Lui passa. Allora diventa di somma importanza affidarsi a uno che lo sguardo ce l’ha fisso su Gesù. Uno così, come Giovanni il Battista, ti lancia su di Lui, non ti trattiene a sé.

Uno così, lavora con la parola e con l’azione perché tu possa incontrare Gesù: egli infatti sa che solo Gesù è il segreto della vita e quindi di ogni vocazione. Per questo i primi due discepoli, secondo Giovanni evangelista, non esitano a iniziare la sequela (Gv 1,35-37). Hanno frequentato per lungo tempo un uomo il cui unico motivo di vita era annunciare la presenza imminente del Messia. Ora che il Messia è arrivato, si staccano dal maestro e questi da loro. Per quanto si viva una crisi di proporzioni epocali, anche oggi ci sono uomini e donne il cui sguardo riflette Gesù che passa. Bisogna saperli cercare e trovare, anche se faticosamente. È infatti troppo importante essere aiutati nella ricerca della propria vocazione.

Gesù si accorge di chi lo segue. E a chiunque inizia a seguirlo per conoscerlo, rivolge lo sguardo amoroso con una domanda dalle profondità abissali: che cosa cercate? Cioè, rimanda a scoprire ciò che muove il proprio cuore a mettersi sulle sue tracce. Scoprire la propria vocazione significa scendere nel proprio cuore per verificare cosa si cerca, qual è il desiderio più profondo che lo abita, e se questo ha a che fare con Gesù.

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Interessantissima la risposta dei due cercatori, che è un’altra domanda: maestro, dove abiti? Cioè, dove possiamo sicuramente trovarti, qual è il luogo dove abitualmente risiedi, dove possiamo incontrarti con certezza, perché lì sei di casa? Quali sono le tue frequentazioni? È importante rivolgere le proprie domande a Gesù. Il problema è quando non abbiamo domande, o quando pensiamo che al Signore non interessino le nostre domande. 

Venite e vedrete. Gesù accoglie i due in ricerca. Li invita ad andare con Lui e fa una promessa aperta sul futuro: vedranno quello che hanno chiesto. Osservate la discrezione del vangelo, come annota il fatto che i due discepoli si recano con Gesù e vedono dove dimora, con tanto di precisione cronologica. Ma non dice cosa hanno visto, non ci viene detto qual era e com’era l’abitazione del Signore.

In questo modo il vangelo ci vuole dire una cosa molto importante: che appunto l’incontro con Gesù è un appuntamento che si estende per tutta la vita, che sicuramente ci lascia indelebili e puntuali ricordi (cfr. le 4 del pomeriggio), ma per conoscere e vivere la propria vocazione dobbiamo sempre desiderare sapere dove abita Gesù, per restare con Lui.

Quello che è fondamentale è avviare una relazione unica e intima con il Signore e tenerla sempre aperta a questo desiderio crescente. Dunque la vocazione non si scopre solo una volta, ma si comprende nell’arco di una intera vita in una relazione sempre più profonda con Gesù. Stiamo dunque individuando da dove ripartire sempre, per aiutarci a riscoprire il senso vocazionale della vita.

Se la mia relazione con Lui non è coltivata o è addirittura abbandonata, difficilmente la mia vocazione si tiene in piedi. Ma non solo. La perdita del senso missionario della vita è l’altra faccia della stessa medaglia. Come ci ricorda lo stesso vangelo, chi ha incontrato Gesù vive subito l’ardente desiderio di farlo incontrare ad altri (Gv 1,40-42). Se il fine di ogni vocazione è Gesù, ogni vocazione mette in stato di missione ciascun discepolo. Vocazione e missione risorgono se si rinnova l’incontro con Gesù.


AUTORE: d. Giacomo Falco Brini
FONTE: PREDICATELO SUI TETTI

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