RIMPICCIOLIRSI COME GIOVANNI
Il vangelo di Marco ci vuole raccontare una storia. La storia di Gesù è un vangelo, cioè, letteralmente, l’inizio di una notizia gioiosa per tutto il genere umano. Siccome è la storia di un uomo che alla sua fine sarà proclamato Figlio di Dio, sebbene non facesse altro che definirsi ripetutamente figlio dell’uomo, ecco che, da sapiente narratore qual è, Marco, guidato dallo Spirito Santo, lo afferma sin dal titolo della sua opera (Mc 1,1).
Come dire: la storia di questo Gesù che culminerà nell’affermazione della sua divinità da parte di un pagano (il centurione), ci ha convinti che le sue origini erano divine. Tuttavia questa storia si incarna in una storia di promesse che vengono periodicamente rinnovate dai profeti mandati da Dio al suo popolo. Come Isaia (1a lettura), chiamato ad annunciare/confermare la salvezza del suo popolo, rientrante da un sofferto esilio, con la venuta di Dio.
La sua venuta sarà infatti fonte di grande gioia e l’immagine finale che l’accompagna è molto suggestiva: viene in mezzo al suo popolo come un pastore che porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri (Is 40,11).
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Marco vede la missione di Giovanni Battista come qualcosa che realizza le parole profetiche di Isaia in modo assolutamente nuovo. Egli è l’ultimo messaggero che si inserisce fedelmente nel profetismo di Israele, ma non per far ripartire ancora il popolo nel saper attendere e continuare a sperare nelle promesse divine.
Questa volta la sua voce deve preparare il popolo al culmine, ovvero alla fine dell’attesa. Giovanni deve annunciare l’arrivo imminente dell’Atteso e dunque la sua voce dovrà farsi forte (gridare) perché tutti siano ben disposti ad accogliere Colui che compie tutte le promesse. Per analogia (sia pur molto povera) si pensi ad una lunga attesa, da parte di un gran gruppo di persone, di un familiare che sta giungendo in un aeroporto. Si annunciano ritardi vari dell’aereo per questo e per quell’altro motivo, poi qualcuno ad un certo punto grida: “E’ atterrato l’aereo! Finalmente è arrivato!”
L’attesa allora diventa più fervente, poiché qualcuno ha visto atterrare l’aereo, ha comunicato la certezza dell’arrivo. Tutti gli occhi dei familiari si concentrano verso la porta di arrivo del volo per accogliere il congiunto che viene loro incontro.
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Tutto il ministero del Battista, il battesimo di conversione per il perdono dei peccati e tutta la sua predicazione, fu un preparare il popolo ad incontrare il Messia atteso da secoli. La voce che gridava di preparare la via del Signore e raddrizzare i suoi sentieri (Mc 1,3) gridava prima di tutto dalla sua carne. Infatti, la ricerca personale di questa via era in Giovanni testimoniata dalla vita austera e sobria (Mc 1,6) che regalava tanto spazio al Signore.
La sua predicazione diveniva tanto più credibile quanto più si vedeva la sua persona immergersi nel silenzio delle regioni desertiche di Israele per ascoltare la Parola di Dio. Preparare la via del Signore e raddrizzare i suoi sentieri, significa dunque in primo luogo ritrovare il centro della vita in Dio, sapersi fermare per dedicare spazi e tempo di preghiera per ascoltarlo, perché a tutti, chi in un modo chi in un altro, Dio un giorno ha indicato la via e i sentieri da percorrere. Li posso sempre rinvenire nella mia storia, nella mia vocazione. Se davvero ci ritorno, capisco perché dice di “preparare” e “raddrizzare”.
A.“Preparare”: la vita umana è preparazione. Ci si prepara per andare al lavoro, si prepara insieme un evento, ci si prepara a una professione studiando, ci si prepara a un lungo viaggio, si prepara un pranzo o una cena, ci si prepara per una competizione sportiva o per una esibizione musicale. Non c’è quasi niente nella vita umana che non abbia bisogno di preparazione. Così pure per ricevere Dio con i suoi doni, proprio perché sono gratuiti: se infatti non preparo il mio cuore, rischio di non avvertire la grazia (=gratis) che Dio mi fa con i suoi doni. Perciò spesso non ci si accorge della bontà di Dio. La preparazione è un indicatore del desiderio. Se non si cura la preparazione per incontrarlo, vuol dire che forse non ci si cura tanto di Dio.
B. “Raddrizzare”: se guardo la mia vita come risponde agli appelli di Dio, vedo che devo raddrizzare parecchie cose. Cioè, tante scelte che dovrebbero essere consequenziali alla mia chiamata, non le faccio; mentre faccio tante scelte che non sono sentieri battuti da Dio. Sono 2 verbi davvero molto concreti nella loro genericità. Ciascuno allora mediti quali disposizioni e azioni possono richiamarli nella propria esistenza, perché sia vissuto un avvento autentico.
Preparare la via di Dio e raddrizzarne i sentieri porta a valutare bene la propria vita e a collocarsi umilmente al posto assegnato dal Signore nel suo disegno di salvezza. Per quanto grande sia il mandato e il contenuto della missione, è pur sempre un servizio di preparazione e un far spazio a Qualcuno che viene tra gli uomini per una missione che solo Lui può compiere: salvarci. Giovanni è un grande maestro di fede perché insegna come prepararsi e attendere il Signore senza fermare lo sguardo di chi accorreva sulla sua persona (Mc 1,5).
Tutto ciò che faceva e diceva, aiutava lo spirito degli uomini a cercare Colui che si attendeva imminente. Ma lo è ancor di più, perché consapevole del limite della sua missione che gli fa percepire l’unicità e la superiorità dell’identità e della missione di chi lo segue: viene dopo di me uno che è più forte di me; io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo (Mc 1,8). Nel regno dei cieli il più piccolo è il più grande, poiché permette in sé, a Dio, di essere quel che è: il più grande.
AUTORE: d. Giacomo Falco Brini
FONTE: PREDICATELO SUI TETTI