LA VITA SCENDE SULLA TERRA
“Sono disceso dal cielo”: l’affermazione è dirompente, perché molto concreta. Gesù parla della sua provenienza celeste, dice di essere più del pane che Dio aveva dato nel deserto, ed infine afferma che la vita divina che rende immortali deve essere assunta attraverso la sua carne, che veramente deve essere mangiata e il suo sangue bevuto.
In realtà queste parole sono ancora forti per noi, poiché non ci si riesce ad assuefare a queste affermazioni così noi aggiustiamo il nostro pensiero sulla misura della nostra poca fede in quelle parole, ma soprattutto della scarsa accettazione di esse.
Alle parole di Gesù: “Questa è la mia carne e questo è il mio sangue” aggiungeremmo volentieri altre parole di limitazione, come: “Significano la mia carne e il mio sangue”, oppure: “Rappresentano…”.
Siamo talmente poco convinti che l’Ostia consacrata sia presenza reale della sostanza della carne e del sangue, che l’assumiamo in stato di peccato o quando sembra che la convenienza sociale del momento lo richieda; la comunione con Il corpo e sangue di Gesù si riduce a un evento sociale commemorativo, durante il quale Gesù si rende presente spiritualmente come aveva detto, quando due più sono riuniti nel suo Nome.
Prima di scandalizzarci della poca fede degli ascoltatori di Gesù dovremmo guardare a noi stessi.
Ma qual è il motivo della scelta di Gesù di tale forma per avere la vita divina in noi, la caparra di quella eterna?
L’ingresso nella vita avviene per stadi ben precisi, ben raffigurati negli eventi della prima Pasqua, uscendo dall’Egitto. Quella notte i primogeniti furono salvati per il sangue dell’agnello sulle case. I primogeniti sono il segno della stirpe e dell’eredità: era in gioco la sopravvivenza di un popolo e il suo destino di libertà, in una Terra promessa già con Abramo e poi a Israele.
Quell’agnello il cui sangue salvava era mangiato da tutta la famiglia, era l’anticipo della salvezza, di una serie di eventi che avrebbero liberato gli israeliti da molti altri attacchi e pericoli prima di giungere alla Terra della libertà
Il sostegno durante tale viaggio era la presenza del Signore con loro che provvedeva anche ai bisogni materiali, ma chiedeva progressivamente la fedeltà e la purificazione dei cuori di quel popolo.
Il sacrificio cruento dell’agnello era centrale nel culto, e a questo, su istruzione di Mosè, si aggiunse il sacrificio di comunione, dove la carne della vittima si mangiava davanti al Signore, poiché ciò che era suo era condiviso dall’uomo, ad esprimere la volontà di appartenere e servire la volontà di Dio.
Il Battista aveva indicato nel Cristo, l’agnello di Dio che toglie i peccati del mondo: l’agnello è sacrificato, il suo sangue lava i peccati, la sua carne è mangiata, in segno di comunione con Dio per mezzo della vittima.
Ma ancora si devono aggiungere gli insegnamenti di Gesù sull’unione profonda con lui per avere la salvezza: egli è la vite e noi i tralci senza la sua linfa vitale non abbiamo vita e siamo destinati ad essere tagliati e seccare per essere bruciati; attraverso la sua linfa noi diamo frutto, compiamo le opere gradite a Dio Padre; Gesù prega per l’unione dei suoi con lui come egli è unito a Dio Padre, perché siano una cosa sola anche essi con il Padre. Il morire a questa vita in unione con lui permette il risorgere con la sua risurrezione.
Noi siamo membra del suo corpo ed egli è il Capo, questa partecipazione viva e vera al suo corpo chiede l’inserimento vero in lui, che avviene sacramentalmente attraverso il suo corpo mangiato ed il suo sangue bevuto.
È il pane del cammino, pane dei forti, pane che sostiene nel percorso per gradi verso la completa liberazione dal mondo e dal peccato e santificazione progressiva della nostra anima fino alla perfezione con la Vita eterna: la vera Terra Promessa.
Dio vi benedica!
Gabriele Nanni
Fonte: YOUTUBE | SPREAKER