Chi rimane in me ed io in lui, porta molto frutto
La vita divina di estende nel creato e si perfeziona nella creatura umana fatta a immagine di Dio.
Gli uomini sono chiamati ad divenire gli esseri regali del creato, rispondendo alla loro vocazione soprannaturale, cosicché dal fango possano assurgere alla vita angelica per grazia divina.
Questa vita comunicata all’anima degli uomini perfeziona la creazione, ma chiede la collaborazione libera con il Dio che crea ed eleva.
L’interruzione drammatica del progetto del Creatore sulla famiglia umana con il peccato, modifica, ma non impedisce la realizzazione della volontà divina, la quale passa attraverso il recupero della creatura animata da buona volontà di tornare a lui.
Il Cristo realizza la restaurazione dell’uomo nella sua dignità perduta e pone l’uomo di nuovo al vertice del creato.
Gesù Cristo è l’uomo in cui la volontà del Padre è amata e glorificata, la vita divina scorre nella sua umanità senza impedimenti perché il peccato non lo sfiora.
Gesù e il Padre sono una cosa sola, per cui egli come uomo è una cosa sola con il Padre e chiama anche noi ed essere una sola cosa col Creatore nostro, dopo aver frantumato il muro di divisione che ci separava.
La vita divina finalmente scorre in noi, poiché facendosi nostro fratello il Cristo ci fa una sola cosa con sé e dunque con il Padre.
Per questo chiede di avere fede nel Padre e in lui, perché quello che Gesù offre è la realizzazione del piano di Dio di voler salvi gli uomini, di introdurli nella vita eterna, di divinizzarli secondo il progetto iniziale, quello prima del peccato delle origini.
Quello che Gesù compie anche noi compiremo, perché siamo chiamati ad essere come lui attraverso la presenza unificante del suo Spirito. La partecipazione del suo Spirito ai suoi fedeli, rende capaci di essere come lui, cioè partecipi dello Spirito del Padre.
Il medesimo Spirito, dunque, scorre in noi come linfa vitale, quello che il Cristo ha e ci partecipa. Lo Spirito Santo è il grande dono che ci unisce al Padre, come Cristo è unito a Padre. Così, e solo così, noi portiamo frutti che rimangono in eterno, ovvero compiamo opere che hanno la dignità dell’eternità e che non sono destinate a consumarsi con il tempo sulla terra.
Le opere di Dio, quelle che sono il frutto che egli chiede a noi, si compiono attraverso di noi, finalmente, in forza della nostra unione con Gesù.
L’opera della creazione si estende allora attraverso la creatura umana, la quale non obbedisce in virtù delle leggi naturali, e nemmeno dell’istinto, ma della libertà cosciente, della decisione di aderire liberamente alla volontà del Padre, che agisce in tutto e fa vivere tutto.
Ma il dono, per noi difficile da comprendere, è molto più grande: una volta uniti nell’obbedienza perfetta nello Spirito, quando saremo purificati da ogni velleità di autonomia da Dio, avendo accettato di dipendere come creature, allora saremo elevati ad abitare nel cuore stesso di Dio, nel cuore della Trinità, cosicché il nostro volere diventa il suo volere.
Noi diventati capaci di donare perfettamente la nostra volontà a Dio, otterremo che Dio faccia la nostra volontà, poiché nell’amore le volontà si donano reciprocamente, come fu a Cana con Maria che modificò i piani di Dio ottenendo da Gesù il primo miracolo.
Siamo chiamati a diventare dèi, per grazia, per cui quello che chiederemo nel Nome del Figlio, il Padre ce lo concederà, poiché tutta l’umanità è ricapitolata in Cristo e noi saremo parte piena di lui, un solo cuore, un solo Spirito: noi avremo la mente di Cristo (1 Cor 2,16), per cui tutto il nostro volere ed operare diventa come quello di Cristo.
L’obbedienza a Dio viene elevata a cooperazione con Dio perché il nostro essere viene trasformato ed elevato ad un’altezza vertiginosa e diventeremo Re con il Re dei Re, regneremo con Cristo.
Dio vi benedica!
Gabriele Nanni