UN SEME PICCOLO PICCOLO
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 13,31-35
Ci sono cose immense preparate fin dalla fondazione del mondo per noi, che sono nascoste, eppure sono messe nelle nostre mani, nel nostro cuore e nella nostra mente perché noi possiamo riceverle e diventare protagonisti; noi che siamo infimi siamo chiamati a corrispondere con la nostra partecipazione attiva a questi misteri fondazionali.
Dio comunica il suo progetto e ci fa parte creativa insieme a lui, fondendo la sua volontà con la nostra e la nostra con la sua.
Il gioco delle libertà donate è incomprensibile fuori della dimensione della fiducia e dell’amore. Come per una coppia unita in matrimonio, solo la fiducia e l’amore donato reciprocamente senza calcolo e misura può consentire una nascita di una volontà comune, che non è adeguamento di una all’altra, sottomissione di una parte all’altra dominante, ma comprensione nell’amore e per amore dell’altro, per il bene dell’altro ed il bene comune, di cosa fare, quale direzione prendere.
Questo dono della conoscenza di Dio, del suo volere, del suo progetto per noi e con noi si svela progressivamente dopo aver accettato con amore e per amore un piccolo seme nel terreno della nostra anima.
Un germoglio divino piccolo e nascosto è messo nel nostro cuore. Tutto può accadere se il seme si dischiude. Nulla accade invece se il seme rimane nascosto e ignorato, cioè non accolto, lasciato a se stesso.
Il Regno di Dio immenso e incommensurabile, Dio stesso misteriosamente si pone in noi senza quasi lasciare il segno se non questa particella minuscola e quasi senza importanza.
Dio si nasconde nella sua creazione, Dio si cela nelle sue creature, ad esse chiede e lascia di cercare e desiderare, di guardare e di ascoltare e custodire, di favorire e far crescere.
L’immensa potenza di Dio è racchiusa nel piccolissimo, nell’ignoto, nell’apparentemente trascurabile, nella debolezza delle cose materiali.
La forza di Dio si rende fragile e si lascia trattare dagli uomini, i quali possono farne quello che vogliono.
La posta in gioco non è la potenza di Dio, egli rimane l’Altissimo, l’Onnipotente, la posta in gioco siamo noi e il nostro destino.
Come guardiamo alle cose di Dio, come lo trattiamo, cosa facciamo delle cose spirituali, dipende da ciascuno di noi.
Il Figlio di Dio nasce povero, ignorato, disprezzato: non è un incidente di percorso, non si tratta di impotenza di Dio, ma di rivelazione di se stesso nella sua essenza di umiltà profonda, inconcepibile, per noi uomini inquinati dal virus della superbia, il grande peccato che ci rende ciechi e incapaci di giudizio sulle cose spirituali, deboli di intelligenza, su chi è Dio e sulla sua umiltà: essa è scambiata per debolezza e impotenza.
Ma un seme piccolo piccolo, in un terreno pulito da ingombri di orgoglio, superbia, peccato impurità, quel terreno può far nascere una pianta che diventa un albero, l’albero della vita divina nella nostra anima.
Quell’albero è l’albero di Dio, quello da cui possiamo cogliere i frutti per nutrirci, perché privo di malizia, privo di infezioni e tossici. Solo purezza, bontà, solo disvelamento delle cose altissime è data da quell’albero che chiede di crescere e svilupparsi con noi, nella terra della nostra anima, nella vita terrena pur nella povertà e nel limite.
Un’anima che ha in sé l’albero della vita è simile ad un germoglio di un rampollo regale, un figlio di Re nasce e cresce grazie a quel seme piccolo.
Ci è chiesto di diventare piccoli e poveri di spirito per assomigliare a Dio, e per diventare simili a lui in un crescendo determinato dalla volontà divina e dalla nostra insieme a lui. Infatti, quell’albero ha le fattezze del Figlio dell’Uomo e le nostre insieme. Siamo noi e non siamo più noi, è Cristo in noi, ma noi siamo con lui.
Quell’albero di vita produce frutti che sono determinati da Dio e danno gloria Dio, perché essi corrispondono al suo volere, ma finalmente sono un prodotto anche nostro.
La gloria di Dio, infatti, è che produciamo molto frutto.
Dio vi benedica!
Gabriele Nanni
Fonte: YOUTUBE | SPREAKER