Empi e peccatori
Non ci sono giusti sulla terra che non debbano essere salvati dalla misericordia di Dio, anzi, proprio la presunzione di non aver bisogno costituisce la scorza impermeabile alla grazia.
Chi più chi meno, tutti siamo disposti a trovarci sufficientemente buoni per uscire bene da un giudizio.
In genere sezioniamo la nostra personalità e le nostre azioni, in modo tale da distinguere quello che in noi riteniamo buono, mentre minimizziamo quello che è cattivo, siamo ben capaci di giustificarci con mille ragioni ed usiamo il metodo della comparazione con i peggiori della terra, per trovarci in una posizione di vantaggio.
Come il Fariseo della parabola, che racconta a Dio o meglio a se stesso, di fare tante cose giuste e non essere come quel Pubblicano che neanche si vergogna di essere ladro e immorale, così noi siamo abili a nascondere a noi stessi ciò che è male e a gonfiare quello che è buono.
Ma appunto questa considerazione non è davanti a Dio, anche se il luogo scelto è il tempio, così come il confronto sono le Leggi di Dio, ma solo in parte: “Poiché l’empio si illude con se stesso
nel ricercare la sua colpa e detestarla.” (Salmo 35,2).
Dunque, si prendono le parole di Dio alla lettera, le si estrapolano, non si considerano tutte, ma solo quelle che interessano a nostro vantaggio per trovare motivo di alta giustificazione.
Ma stare davanti alla Parola di Dio comporta stare davanti allo Spirito del Signore, poiché la sola lettera è morta.
Comparire davanti a Dio è lo scopo della nostra vita, evitarlo è l’illusione del peccatore, che è empio, non perché pecca, ma perché rifiuta il confronto vero con Dio, che avviene davanti alla coscienza ed alla Scrittura. La coscienza è il riflesso della voce di Dio che illumina il senso spirituale delle parole della Scrittura.
Quando ci sarà il giudizio per ciascuno di noi, saremo alla presenza di Dio e non solo del suo riflesso nella coscienza e lì non ci sarà scampo, poiché tutta la verità di noi stessi sarà di fronte a noi e a Dio.
Gesù Parola fatta voce umana di Dio, è presenza di Dio in mezzo agli uomini, e resistere a lui voleva dire giocare con la misericordia. Infatti, l’atteggiamento di benevolenza del Cristo veniva accolto come misericordia dai peccatori, che non erano empi, cioè disposti a cambiare, a convertirsi, riconoscendosi davanti a Dio, al Signore davanti a loro.
Gli empi invece, nonostante la coscienza fosse infuocata dalla presenza di Gesù, abusavano della sua misericordia e giustificavano se stessi, i peccati occulti, il cuore indurito, la mancanza di giustizia profonda, di amore per il prossimo e di egoismo mascherato di giustizia.
I peccatori sono tutti gli uomini, ma due sono i generi: quelli che si lasciano perdonare e salvare da questo mondo, gli ammalati che ammettono la propria mancanza di salute dell’anima e quelli invece che persistono nel costruire la propria giustizia, il proprio stato di salute spirituale, davanti a se stessi ed agli uomini: costoro sono gli empi.
Mettersi a nudo nella verità vuol dire mettersi davanti a Dio, confrontarsi con lui, con il Signore, che è Verità e Vita e Via al cambiamento di essere, alla trasformazione che ci rende abili a stare di fronte a Dio, la Via della santità appunto.
Dio vi benedica!
Gabriele Nanni
Fonte: YOUTUBE | SPREAKER