don Gabriele Nanni – Commento al Vangelo del 12 Settembre 2021

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Conoscere Gesù attraverso la sua croce

L’identità del Cristo è quella profonda di Gesù. Egli se conosciuto solo in superficie è un uomo, retto, umile e buono, conoscitore ed osservante della Scrittura, vive come artigiano ed è un buon Israelita. Ciò che è nella profondità, oltre l’identità di mite cittadino di Nazareth nato da Maria, non è dato di conoscere fino a quando egli non comincia a rivelarsi in pubblico, iniziando la sua missione per la quale è stato mandato.

La preparazione remota è nascosta, e prende i primi trenta anni della sua vita, poi lasciata la Madre, il lavoro e Nazareth si ritira nel deserto per quaranta giorni come preparazione ad un fase nuova ed imminente, quella della sua vita pubblica.
La vita pubblica è detta tale per l’intenzione e la rilevanza pubblica di una persona, nella società e nella politica. Gesù entra nella scena pubblica e muove persone a migliaia dando corpo all’attesa del Messia che la Scrittura ed i Profeti avevano presagito.

Ma Gesù non dichiara mai apertamente di essere il Messia e nemmeno di essere Figlio di Dio, cioè di possedere la natura divina insieme a quella umana, ma lascia che ognuno lo scopra, entri nel Mistero dell’Incarnazione di Dio, lo conosca dai segni e faccia la scoperta.
Si può vedere come egli annuisca alla sua Divinità, ma si fa chiamare Figlio dell’Uomo, perché è l’Uomo che non tradisce Dio, è fedele nel senso più vero e completo, è l’Uomo di fede nel Padre che fa la sua volontà sempre, fino in fondo.
Comprendere la divinità di Gesù e la sua missione di Messia, dunque, è lasciata alle capacità ed alla buona volontà di chi lo segue.

Scoprire l’identità profonda di Gesù vuol dire conoscere Dio e comprenderlo in tale azione di misericordiosa umiltà che scende sull’umanità perduta per trarla a sé.

Molti sono chiamati a tale conoscenza, pochi gli eletti che rispondono con attenzione, che ascoltano accogliendo la sua Parola e la mettendo in pratica: pochi purtroppo entrano nell’intimità divina e comprendono il suo Cuore Sacratissimo che obbedisce al Padre per morire al posto degli uomini: la morte sostitutiva del Giusto, che paga per chi è condannato a morte è oblazione purissima di sé, che immerge in un mare di grazie i peccati di tutti gli uomini.
Si salvano solo quelli che comprendono chi è Gesù? La sua morte in croce è solo per chi sa che egli è veramente il Figlio di Dio che si immola?

Pietro ha uno squarcio di illuminazione che supera l’incertezza e l’oscurità dei Dodici, ma subito si rimangia il vantaggio poiché la comprensione profonda ed estesa dell’essere Figlio di Dio non arrivava a comprendere la necessità della croce.
La comprensione diventa totale solo a condizione di condividere tutta la missione di Gesù.
Comprendere e condividere diventano essenzialmente uniti: si comprende Gesù, il Cristo, il Signore, se lo si segue nel suo andare predicando la luce della Parola, sacrificando tempo e vita privata, perché ogni uomo possa avere la possibilità della vita vera; infine salendo sulla croce, somma di ingiustizia e obbrobrio, la ragione ingiusta del mondo. Seguendo Gesù, giorno dopo giorno, passo dopo passo sul calvario della nostra vita, che egli ha già percorso con noi e per noi, allora comprendiamo chi è Gesù.

Chi invece rifiuta, non capisce chi sia Gesù e se ne allontana, cercando di salvare la propria vita, ahimè senza risultato.
Chi entra nella dimensione della sofferenza oblativa per la salvezza delle anime con Gesù, comprende le cose della vita terrena e quelle eterne, comprende il Cuore di Dio, perché guardando Gesù vede il Padre. Il mistero di conoscenza è dato a chi condivide profondamente la croce con Gesù.

Dio vi benedica!
Gabriele Nanni

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