La nostra fede rimane muta se non accogliamo la resurrezione
«Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».
Lo sguardo impaurito, stupefatto e confuso di Pietro, di Giacomo e di Giovanni sul monte Tabor è il nostro stesso sguardo di fronte ai fugaci momenti di grazia in cui intuiamo la bellezza del volto di Dio in Gesù. Una bellezza a cui non siamo abituati data la fatica quotidiana della vita e della fede, soprattutto quando la realtà mostra la faccia deturpata della nostra umanità.
Gesù aiuta i suoi discepoli a comprendere il senso ambiguo della realtà che sperimentano spingendoli a interpretare tutto alla luce della sua esperienza pasquale di morte e resurrezione. Finché non accogliamo la resurrezione come criterio della nostra vita, la nostra testimonianza di fede rimarrà muta e priva di efficacia.
La bellezza della grazia non è a buon prezzo (come diceva D. Bonhoeffer in «Resistenza e Resa») è invece al caro prezzo della vita del Signore Gesù nella sua passione, morte e resurrezione, a cui siamo chiamati a partecipare. Don Fulvio Capitani
Don Fulvio Capitani
Commento a cura di don Fulvio Capitani
Parroco di San Jacopo in Polverosa (Firenze)
Assistente della Sottozezione Unitalsi di Firenze Centro
Assistente Ecclesiatico Comunità Toscana Foulards Blancs