Essere uniti a Dio porta beatitudine anche nelle condizioni meno felici
«Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli ».
Molti pensano alle beatitudini come a un manifesto del Regno di Dio (e lo è), carico di poesia e visione. Ma rileggendolo con attenzione è scioccante! La beatitudine=felicità è legata ai discepoli che vivono in una condizione oggettivamente non felice.
Una condizione di persecuzione, povertà, pianto, impotenza, fame e sete di giustizia, di misericordia in un mondo privo di misericordia, della semplicità di un cuore puro in un mondo di torbida doppiezza! È ovvio che la felicità non proviene dalla condizione del discepolo in sé, ma dall’azione di chi invece in quella condizione porta la beatitudine: Dio.
Per il discepolo il rapporto con il Signore è fonte di felicità: l’essere unito a Lui trasforma ogni avvenimento in occasione per sperimentare il suo amore. Un amore che cambia il modo di vedere le cose e le persone e scorgere in esse la presenza e il volto di Dio.
Don Fulvio Capitani Commento a cura di don Fulvio Capitani
Parroco di San Jacopo in Polverosa (Firenze)
Assistente della Sottozezione Unitalsi di Firenze Centro
Assistente Ecclesiatico Comunità Toscana Foulards Blancs