Commento a cura di don Fulvio Capitani
Parroco di San Jacopo in Polverosa (Firenze)
Assistente della Sottozezione Unitalsi di Firenze Centro
Assistente Ecclesiatico Comunità Toscana Foulards Blancs
Dall’inferno di egoismo e paure alla cura dell’umanità fragile e ferita
«Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?».
Quando non ti abbiamo servito? Gesù non è venuto per essere servito, ma per essere amato nella persona dei suoi piccoli fratelli. Un amore che si traduce spontaneamente in azione.
Un’azione che riconosce nei piccoli delle persone degne dell’amore dello Sposo, per cui la loro «carne» (umanità fragile e ferita) è una sola con quella di Gesù Sposo. È un vedere che non si nutre di una sostanziale indifferenza e non curanza, un inferno di egoismo e paure, che fa tirare lungo (come nella parabola del samaritano).
È un vedere che si fa vicinanza, cura, dialogo e comunione che sono la trama e l’ordito del regno di Dio, di Lui che si è fatto carne per essere vicino a ogni essere umano, per prendersi cura dell’umanità soffrente, per entrare in un dialogo che apre alla comunione.
Ne va del valore della nostra stessa vita.