Anche noi come i discepoli siamo scelti non perché migliori ma perché salvati
«Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due». Li chiamò uno a uno, non a caso. Dodici sono inizio di un popolo e inizio della Chiesa.
Qualche giorno fa in modo scherzoso, un confratello scriveva sui i social: «Forse Cristo ha sopravvalutato l’intelligenza dei suoi discepoli… Altrimenti la Chiesa non si spiega!». Seriamente, non penso che il criterio con cui Gesù scelse i dodici fosse l’intelligenza o qualche altra capacità particolare. Non che non vi fossero discepoli intelligenti o coraggiosi o pii o determinati e
generosi, ma non era per ciò che li chiamava: lo stesso vale per noi discepoli di oggi e per la Chiesa.
Non ci chiama perché particolarmente dotati o capaci ma perché, noi per primi abbiamo sperimentato nella nostra vita l’efficacia della sua Parola, che accolta cambia e ci fa diventare «portatori sanati» del contagio della fede. Siamo scelti non perché migliori ma perché salvati.
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Commento a cura di don Fulvio Capitani
Parroco di San Jacopo in Polverosa (Firenze)
Assistente della Sottozezione Unitalsi di Firenze Centro
Assistente Ecclesiatico Comunità Toscana Foulards Blancs