Commento a cura di don Fulvio Capitani
Parroco di San Jacopo in Polverosa (Firenze)
Assistente della Sottozezione Unitalsi di Firenze Centro
Assistente Ecclesiatico Comunità Toscana Foulards Blancs
Anche noi, in ginocchio, chiediamo a Gesù di toccare le nostre ferite
«Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!»
Il lebbroso, la cui vita era deturpata interiormente ed esteriormente, condannato al distanziamento da tutti, incontra Gesù. In ginocchio, prostrato dalla vita, supplica da Gesù un intervento che volga verso di lui il suo volere di guarigione che lo purifichi.
In ginocchio siamo anche noi, di fronte alle avversità della vita, distanti e isolati gli uni dagli altri. Potremmo dichiararci vinti e rinchiuderci in noi stessi, nel coltivare i sensi di colpa. Anche come comunità cristiana siamo in ginocchio, feriti da questa pandemia, non ci siamo chiusi ma siamo venuti da Gesù, abbiamo alzato supplici la nostra voce.
Il suo sguardo, come un tempo sul lebbroso, si è posato su di noi sentendo tutto il nostro patire e la nostra fragilità. La sua mano si è stesa e ha toccato proprio le nostre ferite e la sua volontà ci ha guariti e riconsegnati gli uni agli altri.
La sofferenza e la malattia non è sparita ma Gesù l’ha presa e portata per noi e con noi.