Commento a cura di don Fulvio Capitani
Parroco di San Jacopo in Polverosa (Firenze)
Assistente della Sottozezione Unitalsi di Firenze Centro
Assistente Ecclesiatico Comunità Toscana Foulards Blancs
Voi lo amate, pur senza averlo visto e ora, senza vederlo, credete in lui.
«Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!» Gesù non lo vediamo, e noi pensiamo alla “fortuna” dei primi discepoli che lo hanno visto. Ma a Tommaso dice che la “beatitudine” sta nel “credere” e non nel vedere. Gesù usa il verso al passato “non hanno visto”, e fa riferimento a chi in giorno di Pasqua ha creduto riconoscendo solo dei segni presso il sepolcro vuoto.
Non si tratta di una fede cieca, ma di un modo diverso di leggere dentro la realtà, condotti da segni che in una assenza fisica di Gesù indicano una sua presenza reale. In fondo non è anche quello che Gesù ha indicato al nostro “gemello” Tommaso i segni della Passione in cui entrare per riconoscerne la vita pulsante del Signore. Segni che sono anche a nostra disposizione, e che chiedono solo occhi capaci di leggerli e viverli per entrare in relazione con Gesù.
Segni seminati nella Parola, nei sacramenti, nei discepoli riuniti (due o tre) nel nome di Gesù ma anche nella vita e negli incontri quotidiani.