don Franco Scarmoncin – Commento al Vangelo di domenica 6 Febbraio 2022

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1° Lettura

– Isaia iniziando la sua attività

di profeta e predicatore pubblico,

senza aver ricevuto da alcuna autorità umana

alcun mandato o autorizzazione,

spiega al popolo ebreo

l’origine della sua vocazione.

Perchè si arroga

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o chi gli ha dato il diritto

di annunciare la Parola di Dio?

 

Non è stato lui ad assumersi la responsabilità

di essere profeta,

ma Dio stesso lo ha chiamato.

         Come ?

Isaia racconta di un’esperienza

interiore, forte di Dio,

e che racconta in forma di visione:

         un giorno mentre è in preghiera

nel Tempio

vede il trono di Dio,

gli angeli che fanno festa attorno al Dio,

una luce sfolgorante,

musiche e uno spettacolo grandioso.

Sente gli Angeli proclamare nel canto:

“Santo, Santo, Santo è il Dio degli eserciti…”

mentre  – dice Isaia –

il Tempio

si riempiva di nebbia…

 

Dentro alla visione,

Dio lo chiama ad essere profeta (650 a.C.).

 

Isaia avverte la sua incapacità,

la sua inadeguatezza rispetto al compito

che Dio gli prospetta…

lui è povero peccatore,

ha commesso tanti peccati e infedeltà,

è indegno di annunciare la Parola di Dio

 

E subito Isaia vede un Angelo (un Cherubino)

prendere un tizzone acceso

e glielo passa sulle labbra,

come segno di purificazione

(il fuoco sacro brucia,

cancella ogni traccia di impurità e iniquità).

Isaia così purificato si sente pronto

ad andare a svolgere la missione di Dio:

“Eccomi, manda me!”

 

Pur sentendosi indegno

come tutti noi sacerdoti a svolgere il compito

di parlare di Dio, annunciare Dio

i Sacramenti di Dio;

Isaia non ha esitazioni…

e sarà un grande profeta

un grande uomo di Dio

e cercherà di essere coerente

con il messaggio

che sarà chiamato ad annunciare.

 

Il collegamento tra la 1° Lettura

e il vangelo è dato dai due personaggi:

Isaia che si sente inadeguato

ad essere profeta in mezzo al suo popolo

e Pietro che di fronte alla chiamata di Gesù

si sente altrettanto peccatore

e indegno della missione

che Gesù gli vuole affidare.

 

 

 

         VANGELO

 

– Del Vangelo vorrei sottolineare

un particolare:

la fede di Pietro.

 

– Siamo agli inizi della vita pubblica di Gesù

e Pietro come i suoi amici

hanno sentito parlare del Maestro;

ma ancora non hanno abbandonato il lavoro

per seguirlo;

erano stati insieme una mezza giornata

qualche settimana prima

quando lo avevano incontrato al fiume Giordano

in ascolto di Giovanni il Battista;

e questa probabilmente è

la seconda volta che incontravano Gesù.

 

Hanno messo volentieri la barca a sua disposizione

perché parlasse alla gente;

Lo hanno ascoltato predicare.

Gesù, come segno di riconoscenza,

li invita a ritornare a pescare:

         è giorno; di solito si pesca durante la notte,

         sono stanchi morti,

         non hanno preso nulla la notte passata,

         Gesù non è un esperto di pesca

                  (almeno non sembra…)

         Pietro, responsabile della barca,

                  poteva ringraziare e lasciar perdere la                           proposta di Gesù…

invece Pietro, contrariamente al buon senso

e al ragionamento e ad ogni logica

che gli avrebbe suggerito di starsene a riposo

risponde a Gesù:

         “Sulla tua parola, io getterò la rete”

come a dire:

non mi sembra una buona idea,

ma se lo dici Tu… vado!

 

Questa è la fede!

Fede è credere che quanto dice e fa Gesù

è il mio bene…

(per Pietro, una quantità enorme di pesce)

 

La fede non è credere in Dio,

se Dio esista o meno…

Fede è credere in Dio, fidarsi di Dio.

Credere in una persona

significa fidarsi di quello che dice

anche se sembra assurdo

o impossibile.

 

Es. il bambino è preso da Gesù

come immagine della fede

perché il bambino “si fida”

del papà e della mamma

anche se gli dicono cose non vere…

lui si fida…

peggio poi per i genitori

quando il bambino capirà

di essere stato ingannato.

Fede è fidarsi della Persona, di Gesù,

Fonte