1° Lettura
L’autore di questa prima Lettura
è uno scrittore anonimo del VI sec. a.C.
probabilmente un Profeta,
di cui non conosciamo il nome,
che vive con gli esuli ebrei a Babilonia.
Gli esuli Ebrei deportati sono avviliti, scoraggiati,
hanno bisogno di sentire parole di speranza,
ricuperare fiducia nel futuro…
Non molto diversamente da come ci sentiamo
e stiamo vivendo oggi noi
in questi tempi di poca speranza
e di futuro incerto,
sia dal punto di vista sociale che politico…
Il Profeta invita tutti a ripensare al passato.
Dio, nel passato,
è sempre stato loro accanto:
li ha liberati dall’Egitto,
li ha mantenuti nel deserto aridissimo,
ha dato loro una terra,
ha fatto di loro un popolo grande e unito,
li ha liberati più volte da nemici
e da popoli che li volevano annientare…
E anche se oggi
sono sconfitti, esiliati, avviliti,
devono aver fede in Dio
Lui saprà come riportarli in patria
e ridare la terra che era la loro terra.
L’argomentazione su cui si basa
l’autore sacro è:
il nostro Dio
è un Dio vicino,
è un Dio che si è sempre manifestato
solidale con noi;
non è un Dio lontano,
insensibile alle vicissitudini del suo popolo;
lo ha sempre dimostrato;
quindi lo farà ancora.
Il Dio di Israele
(il Dio che Gesù ci ha poi rivelato)
ha questa natura:
non è un Dio solitario o egoista,
che vuole sacrifici di animali
o che punisce ogni trasgressione…
E’ invece un Dio che cerca il dialogo,
interviene, parla, cerca di aiutare,
si interessa dell’uomo,
vuole stare con noi…
Si incarna per stare con noi.
Gesù ce lo ha dimostrato concretamente:
Dio è sempre in mezzo a noi
e vive la nostra realtà umana
povera e miserabile… per riscattarla.
Che cosa c’entra questa Lettura
con la Trinità ?
Il popolo ebreo, unico popolo al mondo,
credeva a un Dio unico:
per loro esisteva un solo Dio.
Da dove veniva a questo popolo
il concetto e la fede in un unico Dio
spirituale
trascendente,
eterno,
creatore
remuneratore del bene e del male… ?
E’ inspiegabile umanamente e storicamente.
Il popolo ebreo non era un popolo
di grande cultura filosofica, storica, artistica;
da dove gli veniva il concetto di un Dio solo
spirituale e trascendente ?
La Bibbia,
il loro Libro Sacro ci parla di una Rivelazione
unica:
di un Dio che entra in dialogo con Abramo
e poi lungo i secoli
con altri personaggi: i Profeti,
che parlano a nome di Dio.
I Profeti subiscono tormenti, rifiuto,
persecuzione e morte…
Si sentono inviati da Dio,
anche se sempre respinti e rifiutati;
a volte devono dire cose spiacevoli,
altre volte parole di coraggio e speranza;
tentano di tenere viva l’attesa del Messia Salvatore.
I Profeti parlano di un Dio unico e vero.
Tra decine di popoli e Paesi
tutti politeisti
(pensiamo gli egiziani,
i greci, i romani, gli abitanti della Mesopotamia
e della terra di Canaan…)
con i quali vengono a contatto gli Ebrei,
perché solo questo popolo crede in un Dio unico ?
Se non ammettiamo una Rivelazione diretta
da parte di Dio a questo popolo,
non c’è una logica spiegazione.
Gli ebrei prima di Gesù
evidentemente
non avevano il concetto di un Dio Trinità;
sarà Gesù a parlare di un Padre,
di un Figlio (Lui stesso, Gesù)
e di uno Spirito Consolatore.
Se non ne avesse parlato Gesù
noi mai saremmo riusciti a capire
che Dio sono tre Persone: Trinità.
N.B.
Dobbiamo tener sempre presente
che quando parliamo di Dio
o di realtà che sono del mondo di Dio,
tutti i termini che usiamo:
Dio, Persona, tre, uno, natura, ecc…
vengono presi in maniera analogica:
sono veri e giusti per noi
ma non per Dio.
Noi abbiamo un vocabolario umano
e quando parliamo di Dio,
di natura divina, di unità di Dio,
di Trinità, di persona, di Padre,
di Figlio, di Spirito, di sostanza…
usiamo queste parole umane:
“generare”, “procedere dal Padre e dal Figlio”
e tutte le altre
con un significato ben preciso
per la nostra cultura umana.
Quando però diciamo “persona”,
Padre, Figlio, natura, uno, tre…
attribuendoli a Dio
non hanno più il medesimo significato:
per Dio e il mondo di Dio,
i medesimi termini non dicono nulla
e hanno contenuti completamente diversi.
Es. una bicicletta e una damigiana piena di vino
che cosa hanno in comune?
Nulla !… Tuttavia sono “cose”, oggetti… mezzi…
VANGELO
– Siamo nei giorni immediatamente successivi
alla Risurrezione.
Il monte,
nel linguaggio biblico,
è il luogo dove Dio si manifesta…
non è necessariamente un “monte” reale.
Gesù poteva aver parlato ai suoi amici
nel Cenacolo, nel Tempio,
seduto su un muretto di pietre lungo la strada,
in riva al lago…
“sul monte” è segno che quanto sta dicendo Gesù,
è dentro un contesto di preghiera.
– La missione e l’incarico
che Gesù ha affidato ai 12 Apostoli,
ai Discepoli e a tutti i cristiani oggi è:
andare,
insegnare,
battezzare.
“Andare”
(lo troviamo spesso in bocca a Gesù questo verbo: “andare”)
non significa che tutti dobbiamo
fisicamente e geograficamente
andare in giro a predicare,
fare i missionari per il mondo,
(forse qualcuno lo potrà anche fare)
ma
è un “vivere”,
lavorare, essere,
dialogare, mangiare, usare il denaro,
fare politica,
gestire lo spazio attorno a noi,
E’ come se Gesù ci dicesse:
“Mentre vivete e fate tutte le cose della vita,
il modo con cui lavorate,
formate una famiglia,
pregate,
lavorate,
trattate le persone, ecc…
voi “insegnate”
voi annunciate il mio messaggio…
gli altri comprenderanno il Vangelo”.
Non con le prediche
e neppure andando in Africa
o in Asia… a fare i missionari,
ma sarà il modo con cui stiamo
e collaboriamo con le persone,
la nostra onestà, l’impegno,
la serietà, la nostra scala di valori,
l’interessamento per i poveri, gli immigrati,
il modo con cui gestiamo la cosa pubblica,
ecc…
tutto diventa “insegnamento”
per chi non crede,
per chi è lontano dalla fede,
per chi è schifato dalla religione
e dai preti…
“Sarà il vostro esempio
a essere la testimonianza più vera e convincente
del mio Vangelo” – dice Gesù –
Certo, se i cristiani impegnati
nella vita sociale,
nel finanza, nella politica,
nel lavoro,
nella chiesa,
si comportano peggio degli altri…
e da egoisti…
che testimonianza possono dare ?
E di questi “cristiani”
poco testimoni è pieno il mondo
e ha creato il mondo ateo.
– Chiedere e vivere il “Battesimo”,
per entrare nella Chiesa
e in una comunità cristiana,
è per quanti vogliono condividere
il messaggio di Gesù:
la bontà, il perdono,
l’altruismo,
la generosità, la preghiera,
il servizio, il volontariato, ecc…
Il Battesimo è per quanti vogliono riconoscersi
in una comunità,
in un gruppo che condivide i medesimi ideali
per poter camminare insieme,
aiutandosi reciprocamente…
– Da sempre, nella Chiesa,
il Battesimo è stato celebrato
nel nome di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo.
E’ un gesto di consacrazione a Dio Trinità.
Con il Battesimo noi esprimiamo
che vogliamo entrare nella famiglia dei figli di Dio,
far parte di una comunità
che crede in alcuni valori
e cerca di metterli in pratica:
- il rispetto delle persone,
il valore della vita,
la serietà della parola data,
l’onestà nella vita sociale,
il rispetto del territorio e di chi ci vive,
l’osservanza delle leggi,
non far del male a nessuno,
la disponibilità a dare una mano,
il volontariato, ecc…
Il Battesimo che abbiamo ricevuto
e che rinnoviamo ogni domenica
è un impegno verso noi stessi,
verso la società
e verso Dio.
Segno: il segno di croce,
nel nome del Padre, del Figlio
e dello Spirito Santo.