1° Lettura
– La convinzione dei deportati a Babilonia era:
“Noi siamo vittime di errori commessi da altri;
i nostri padri hanno sbagliato
e ora noi ne portiamo le conseguenze…
– Le previsioni del ritorno in patria
e della libertà non erano neppure ipotizzabili;
molti avevano perso ogni speranza.
– Sorge Ezechiele, profeta dell’esilio,
che dice:
“E’ vero:
c’è una solidarietà nel male
e le conseguenze del peccato
e degli errori passati
ricadono sulle generazioni future;
tuttavia non si tratta di qualcosa di ineluttabile
e di immutabile…
la situazione di condanna
può anche cambiare in perdono.
Importante è non lasciarsi cadere le braccia
e non far più nulla per ricuperare
lo spirito, la forza di un tempo,
la convinzione che si possa ritornare
ad essere un popolo libero.
Non si può dare colpa tutta ai padri:
ognuno muore ogni giorno
se si comporta come un incapace;
se si fa il male…
il male lo si fa prima su se stessi.
La triste eredità del passato si cambia
con un radicale cambiamento di vita:
“Chi desiste dall’ingiustizia e si comporta bene
fa vivere se stesso!”
Qual è il senso del messaggio di Ezechiele?
Che le conseguenze degli errori
dei nostri no a Dio
possono portarci a situazioni dolorose e gravi,
ma non sono mai definitive,
quella dell’uomo non è mai l’ultima parola:
in ogni momento può trasformarsi in un sì;
“certo vivrà e non morirà”.
Nulla delle scelte umane è per sempre;
perciò Dio usa con noi
una bontà e pazienza infinite…
sa che possiamo sempre ritornare sui nostri passi
e cambiare vita.
VANGELO
– Chi rappresentano i due figli?
Quello che dice “Sì”
ma poi non fa
ieri
rappresentava i farisei, i sacerdoti del Tempio
e tutto il popolo ebreo osservante,
oggi
probabilmente i cristiani osservanti,
noi preti, voi buoni cristiani che frequentate.
Il “Sì”
sono le pratiche religiose,
l’osservanza dei comandamenti,
delle leggi della Chiesa.
Noi abbiamo detto “Sì” a Dio,
siamo battezzati,
ci diciamo cristiani,
stiamo col Papa e portiamo anche la croce sul petto
e l’immagine di S.Antonio nel portafoglio…
ma siamo lontani dal fare veramente
la volontà di Dio.
Quelli del “No”
sono coloro che apertamente
hanno già rifiutato Dio
e ogni religione,
sono indifferenti o atei,
se ne guardano bene dal praticare
una religiosità esteriore
e di Dio non interessa loro nulla.
Gli hanno chiuso al porta in faccia.
Però…
hanno conservato un atteggiamento,
un comportamento profondamente umano,
vero, sincero,
aperto agli altri,
disponibile e attento alla persona e alla natura,
rispettoso degli altri e dell’ambiente,
persone che fanno il loro dovere con serietà
e coscienza;
che danno una mano e hanno gesti di carità,
fanno bene il loro lavoro,
non imbrogliano e non ne approfittano degli altri,
gente che vive il volontariato
e aiutano il prossimo…
ecc…
Possono essere:
Es. gente che non frequenta,
i senza Dio
indifferenti alla religione,
apparentemente e nella vita
sembra che abbiano detto “No” a Dio
e ad ogni forma di fede religiosa;
in realtà si comportano come se credessero
e avessero delle forti convinzioni umane e religiose.
– Gesù fa un esempio:
ieri
i peccatori pubblici,
i collaborazionisti con i romani,
i pastori,
i lebbrosi,
le prostitute,
oggi
i divorziati risposati,
gli immigrati che sembrano tanti
stupratori e cattivi,
gli zingari,
i ladri di polli (che lo fanno per vivere)
le donne di strada…
atei e indifferenti alla fede, ecc…
sono categorie che apparentemente
hanno detto “No” a Dio
e a ogni pratica di fede…
in realtà molti di questi
che sono già condannati da noi perbenisti
e dalla giustizia umana,
in realtà ci “precedono” (al presente)
nel Regno dei Cieli
(che non è il Paradiso
ma la nuova realtà inaugurata da Gesù).
Tutti costoro sembra
abbiano preso la distanze da Dio
mentre in realtà
molti mettono in pratica la sua volontà,
con una condotta di vita degna.
E’ possibile ?
- donna con bambina, Suor Lia
e la prostituta alle cucine popolari
il bordello a Roma
che ha ospitato l’attore Nino Manfredi,
durante una ronda tedesca.
Conclusione:
Questo rimprovera Gesù
ai suoi contemporanei:
1° Non basta frequentare
e poi fare i nostri interessi;
più essenziale è fare la volontà di Dio
anche se non frequentiamo chiese e santuari.
2° Non condanniamo alcuno
perché potrebbe essere una persona
che profondamente vive e crede in valori
che sono umani e cristiani.
e migliore di noi
che ci diciamo cristiani praticanti.
3° Allora in chiesa non vale neppure più
la pena di andarci?
Si… vale la pena andarci…
solamente che dovremmo essere coerenti
tra pratica religiosa e vita.
Commento a cura di don Franco Scarmoncin – Diocesi di Padova