1° Lettura
– Il popolo ebreo era partito dall’Egitto
con Mosè, verso il 1250 a.C.
un viaggio (esodo) molto travagliato;
Questa gente da schiava
deve crearsi una mentalità
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propria di persone libere;
deve darsi una legge,
delle norme di comportamento,
un programma, crearsi un’anima,
sentirsi e vivere come “popolo di Dio”…
E’ un cammino lungo e pieno di ostacoli:
prima nel deserto
e poi lentamente
prendono possesso della terra di Canaan,
già abitata da altri popoli:
Cananei, Filistei, Ferezei,
Gebusei, Ittiti, Moabiti,
ai quali devono contendere il medesimo territorio
per coltivarlo e per la pastorizia.
A Mosè succede Giosuè, come condottiero
e capo indiscusso del popolo.
Sappiamo che il viaggio dall’Egitto
alla terra promessa,
pur non essendo molto lungo
ha richiesto una cinquantina d’anni
e solo quando si sentirono pronti
poterono entrare nella terra di Canaan.
Nella pagina odierna
si accenna alla manna
che aveva sfamato il popolo nel deserto;
questa viene a cessare,
nel momento in cui che possono cominciare
a coltivare la terra e mangiarne i frutti.
Come avevano celebrato la Pasqua
la notte stessa uscendo dall’Egitto
e l’avevano rinnovata di anno in anno
(memorabile quella celebrata ai piedi del Sinai
con Mosè e tutta l’assemblea in preghiera)
così celebrano la prima Pasqua
appena entrati
in terra di Canaan con Giosuè.
E’ la conclusione del lungo viaggio
per niente indolore.
Attraversato il Giordano
il popolo entra nelle pianure di Gerico:
ad ogni tribù viene assegnato
un territorio preciso
e ad ogni famiglia
un pezzo di terra da coltivare.
Questo processo li impegnerà per quasi due secoli
fino all’avvento dei Giudici,
(capi, Condottieri, Personaggi eccezionali
che Dio farà sorgere tra il popolo
per allontanare il pericolo
della contaminazione etnica e religiosa
con i popoli pagani)
Il popolo vive di agricoltura e di pastorizia;
le tribù sul mare di Tiberiade,
anche di pesca.
Celebrare la Pasqua nella nuova terra
significava riconoscere che Dio
li aveva accompagnati, li aveva difesi,
aveva mantenuto le promesse di salvezza…
nonostante le loro infedeltà
Dio aveva portato avanti
il suo progetto di bene.
Questo è anche il collegamento
tra la 1° Lettura e il vangelo:
nonostante le nostre infedeltà:
del popolo nel deserto e anche in seguito,
del figlio dissoluto,
e oggi
della nostra autosufficienza
di fare anche senza Dio,
(per quanto riguarda l’economia, la finanza, la politica, ecc… ).
Dio Padre continua a perdonare
e ad aprire la sua casa (la terra promessa)
anche ai figli ribelli.
VANGELO
– IL Vangelo è una parabola
e riassume tutto l’insegnamento di Gesù;
questa pagina è una sintesi
un bignami del vangelo:
con immagini forti e vive
Gesù ci presenta:
l’amore infinito di Dio Padre
sia verso chi lo rifiuta,
sia verso che pratica la religione,
si comporta bene,
per interesse.
Precisazione:
Gesù racconta la parabola
per i farisei e gli scribi
oggi diremmo:
preti, suore, frati e Vescovi e cardinali.
Qual è il senso del pensiero di Gesù?
Quanti si ritengono buoni,
praticanti, fedeli
e più cristiani di Gesù Cristo
non si permettano di giudicare gli altri
come “cattivi”
da buttare via
perché non sono e non la pensano come loro.
Abbiamo tutti bisogno di capire
il modo di amare di Dio:
che non ama i buoni
perché si comportano bene
ma ama tutti perché è Padre
e amare tutti è la sua felicità.
Se vogliamo essere come Dio,
se vogliamo percorrere la via di Dio,
dobbiamo guardare gli altri con il cuore di Dio,
senza rifiutare nessuno.
Es. Noi Chiesa e buoni cristiani,
tradizionalisti
a nome di Dio
abbiamo condannato a morte migliaia di persone
considerate eretiche, o streghe,
solo perché erano strane
e giravano al largo…
noi abbiamo condannato a morte pagani
perché non volevano convertirsi al cristianesimo;
anche oggi, in nome di Dio,
condanniamo gli omosessuali,
le coppie gay, le unioni civili,
le prostitute,
i divorziati, gli ex preti, gli zingari,
i teologi del dissenso,
i politici che non appoggiano la Chiesa
e le sue scelte, ecc…
le Associazioni cattoliche
con i cardinali Bagnasco, Ruini e Bertone,
CL e leghisti…
hanno voluto il family day
ripudiando quanti vogliono formarsi
una famiglia diversa,
imponendo loro la nostra cultura e fede cristiana,
il nostro tradizionalismo famigliare…
Non abbiamo ancora capito
e non abbiamo il cuore abbastanza grande
da capire che non possiamo imporre
la nostra morale e il nostro moralismo
a chi la pensa diversamente…
Noi siamo come quel figlio maggiore
che si crede migliore,
solo perché è sempre rimasto in casa,
senza amore,
ma più per paura dei castighi del Padre.
Se un divorziato volesse entrare in chiesa e
fare la comunione,
se uno vuole essere cristiano e praticante
anche se omosessuale,
e incontrasse Gesù alla porta della Chiesa…
Gesù li manderebbe via?