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don Franco Scarmoncin – Commento al Vangelo di domenica 23 Giugno 2024

Domenica 23 Giugno 2024
Commento al brano del Vangelo di: Mc 4, 35-41

1° Lettura

– Il tema e l’immagine ricorrente

sia della 1° lettura che del Vangelo è

il mare

anche se il significato

e il contesto delle due pagine bibliche

è ben diverso l’una dall’altra.

– La 1° Lettura ci porta a una riflessione

sul libro di Giobbe

e sul protagonista del libro.

Giobbe è un personaggio simbolico, non reale.

Il libro tenta di dare una risposta

al dolore umano, alla sofferenza.

         Perché tante disgrazie nella vita?

         (dolori, morte, terremoti, carestie, fame…)?

         Dio non potrebbe intervenire e risparmiarcele?

         O è un Dio sadico

         che si diverte a vederci soffrire?

         Come conciliare un Dio che ama

         e che nello stesso tempo

         lascia soffrire milioni e milioni di persone:

         bambini che muoiono di fame,

         guerre e violenze,

         terremoti e inondazioni disastrose

         con migliaia di morti…

         Dio perché non interviene e risparmiarci tutto ?

– Il problema della sofferenza umana

è un problema mondiale, immane,

praticamente senza soluzione razionale;

gli uomini fin dalle origini,

i filosofi, le religioni

hanno da sempre cercato di dare una risposta.

Il libro di Giobbe

vorrebbe essere un tentativo di risposta.

Il libro non risolve il perché del dolore,

ma ci fa capire che

non è in contraddizione con la presenza

e la fede in Dio.

– Il libro dunque racconta la storia di Giobbe:

un uomo ricchissimo,

con migliaia di capi di bestiame,

centinaia di operai e servitori,

campagne immense,

raccolti abbondanti tutti gli anni,

magazzini pieni di ogni ben di Dio;

una famiglia meravigliosa:

una moglie adorabile,

7 figli maschi e 3 femmine,

una casa che è una raggia

e i figli ognuno con la propria casa.

Quest’uomo ricchissimo

un giorno perde tutto il suo bestiame

rubato da bande armate

che gli ammazzano anche tutti i servi e gli operai;

i raccolti vengono rubati e bruciati sui campi,

un terremoto fa crollare la casa

in cui si erano riuniti tutti i figli per far festa

e muoiono tutti.

Infine lui stesso perde la salute,

e per ultimo, anche la moglie se ne va

perché non sopporta il puzzo delle sue piaghe.

Giobbe finisce su una discarica.

E’ un uomo finito.

Nonostante tutte le disavventure

Giobbe continua a ripetere:

“Dio mi aveva dato tanti beni

e ora me li ha tolti.

Sia benedetto il Signore Dio”

La sua fede rimane incrollabile.

Mentre passa i suoi giorni in discarica,

vengono alcuni “amici”

a scambiare una parola con lui.

Vorrebbero “consolarlo”,

ma non trovano parole.

La convinzione di questi amici

è che Giobbe abbia delle colpe, forse nascoste,

che non vuole o si vergogna di rivelare,

ma è per quelle colpe che Dio lo sta punendo.

Sono convinti

e vorrebbero convincere anche Giobbe

che se gli è capitato tutti questi malanni

è segno che Dio vuole fargliela pagare

per qualche peccato nascosto.

N.B.

Il libro di Giobbe è molto lungo,

a volte molto noioso,

perché questi amici che vengono

a trovare Giobbe

continuano a parlare ribadendo sempre

il medesimo concetto:

lui o i suoi figli devono aver commesso

qualche colpa grave…

altrimenti non si spiegherebbero tutti questi malanni.

(Ed è un poco anche il nostro pensiero

quando ci capita qualche disgrazia:

che Dio voglia farcela pagare…

nonostante quanto è venuto a dirci Gesù

su Dio Padre)

– Giobbe comunque continua a proclamare la sua innocenza,

non ha memoria di qualche colpa,

né sua né dei figli…

Di tanto in tanto, Giobbe,

pur ribadendo la sua fede,

chiama Dio in causa:

provoca Dio a presentarsi per giustificarsi:

deve dire perché lo sta punendo in questo modo.

– C’ è un momento in cui Giobbe,

esasperato dall’insistenza degli amici

che lo considerano falso e finto buono,

impreca contro i suoi genitori

che l’hanno messo al mondo per farlo soffrire;

vorrebbe non essere mai nato…

e impreca contro Dio e il suo silenzio…

Ma è solo un momento di debolezza

propria di un uomo malato e provato dalla natura

e umiliato da amici non veri…

Giobbe si riprende subito

e ritorna a invocare Dio.

Alla fine si fa vivo un altro un quarto amico,

diverso dagli altri,

e tenta di far capire a Giobbe che il dolore

può avere anche dei risvolti positivi.

–       

– Il dolore ci fa toccare con mano i limiti

nostri personali

e della natura, dell’universo.

Dobbiamo renderci sempre conto che

siamo fatti di terra e con una scadenza incorporata.

La sofferenza ci aiuta a tenerci umili.

– La sofferenza ci fa sentire solidali gli uni con gli altri.

Un terremoto ci sollecita alla solidarietà

verso il Paese martoriato.

– La sofferenza ci costringe a trovare soluzioni

per superarla, alleviarla, evitarla…

studiare medicine per stare meglio

e darci da fare per affrontarla meglio.

– La sofferenza ancora ci fa capire che questo mondo non è quello definitivo (non è il paradiso);

se abbiamo un’esigenza infinita di felicità

è segno che dobbiamo cercarla da qualche altra parte.

Questo mondo non il fine della nostra vita.

– Tutto vero, giusto, ragionevole

quanto suggerisce l’ultimo amico,

ma ciò non impedisce che Giobbe continui

a cercare il perché della sua sofferenza.

         Perché Dio gli ha mandato tutti questi guai ?

Giobbe con forza provoca Dio a presentarsi

a giustificarsi come in tribunale

e dire le motivazioni,

il perché lo sta facendo soffrire.

Alla fine del libro Dio si presenta a Giobbe

e gli fa un lungo discorso,

di cui la pagina di oggi è un piccolo esempio:

Dio dice a Giobbe:

“Quando io creavo la terra e il cielo

il sole e la luna, le stelle infinite… tu dov’eri ?

Ho chiesto il tuo consiglio?

E quando ho chiuso il mare

e gli ho fissato i confini

come se gli avessi messi chiavistelli e porte…

perché non oltrepassasse i limiti fissati

ho chiesto il tuo parere ?

Quando creavo i cedri del Libano

e tutti gli animali: dal rinoceronte alla gazzella

gli uccelli del cielo, i pesci e i cetacei

ho chiesto come fare a te ?

A queste domande

Giobbe risponde sempre più confuso:

“No, Signore”

E Dio conclude:

Perché dovrei spiegare a te

il senso e il il perché della sofferenza umana;

o chiedere il tuo permesso,

o perchè dovrei giustificarmi davanti a te ?

Il libro si conclude con Giobbe

che ricupera gioventù, famiglia, altri figli,

campagne, bestiame piccolo e grande,

servitori

e ricchezze 10 volte maggiori della vita precedente.

E’ chiaro che il libro è frutto di fantasia:

l’autore sacro cerca di dare una risposta

a un interrogativo che da sempre assilla

ogni uomo:  “Perché il dolore?”

Il libro non dà una risposta.

Ma dice che:

         – la sofferenza umana non significa

          che Dio non esista.

         – la sofferenza può avere un senso positivo…

– Quando poi verrà Gesù

che pure soffrirà:

il rifiuto della sua gente,

le umiliazioni dell’autorità religiosa,

le percosse e la morte…

allora capiremo anche che:

il dolore non è un castigo di Dio,

tanto è vero che ha sofferto terribilmente anche Gesù

che era il Figlio amato da Dio.

Ma neppure con Gesù

ci sarà una risposta

al “perché” del dolore

e della sofferenza umana.

Possiamo solo dire che il dolore:

         – è segno che siamo creature limitate,

         – non è la negazione di Dio,

         – non è un castigo di Dio,

         – può avere dei risvolti positivi…

Il vero perché tuttavia della sofferenza umana

rimane dentro a un disegno nascosto:

in Dio per chi crede,

senza un senso per chi non crede.

VANGELO

– Una stranezza colpisce subito:

         come fa Gesù a dormire in piena tempesta ?

– La pagina è una sintesi di simbologie:

il racconto (che non è cronaca)

sta a significare realtà esistenziali

che coinvolgevano le comunità cristiane.

Alcuni particolari strani ci fanno capire che

non stiamo leggendo un fatto reale vero,

ma raccontato per dirci qualcosa d’altro nella fede.

E’ una pagina di teologia:

è una teofania, una epifania:

è una manifestazione di Dio in Gesù.

E’ una professione di fede di Marco

e delle comunità cristiane: Gesù è Dio !

Chiarita questa sintesi

vediamo alcuni particolari della pagina

e i simbolismi:

         – la barca è la comunità cristiana, (la Chiesa)

                           chiamata a dirigersi verso “l’altra riva”

         – l’altra riva         rappresenta le nazioni pagane;

                                    e anche il viaggio della vita;

         – le altre barche   sono tutte le comunità                        cristiane coinvolte nell’avventurosa traversata

         – la notte, il vento, la tempesta

                  le avversità che le comunità incontrano;

                  le forze del male sembrano dominare in modo          incontrastato;

         – il sonno di Gesù è il silenzio di Dio;

                  Dio sembra essere assente, lontano…

                  tutto succede e dà la sensazione che Dio non           sia presente, non partecipi… dorma…

         – il cuscino  è il guanciale che si pone sotto                     la testa del defunto;

                  è una allusione alla morte di Gesù;

                  Gesù si rivela come un Dio che dorme

                  o che sembra assente e o morto,

                  che lascia fare,

                  che sembra lasciar dominare il male e non                        interviene per salvare i suoi… (es. persecuzioni)

         – il rimprovero di Gesù 

                           ci ricordiamo di Lui solo                                                 quando le cose vanno male?!

                           La Chiesa è in grado di fare anche senza                          di Lui quando le cose sembrano andar                             bene !

         – il timore            è lo stupore e la meraviglia

                           degli   Apostoli:

                           solo Dio può comandare ai flutti del                                 mare… quindi:  Gesù è Dio !

                           Avevano fiducia di Gesù… ma non                                   pensavano che fosse anche Dio !

Conclusione:

         Questa pagina del Vangelo è la professione di fede

         delle comunità: Gesù è Dio !

         E’ una specie di CREDO

         sotto forma di racconto;

         che non è tanto la narrazione

         di un fatto realmente        successo,

         ma è una pagina di fede e di teologia.

Da ricordare:

         se incontriamo una persona disabile

         ricordiamoci che lei (come noi)

         ha uno scopo nella vita.

Fonte

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