Dicono e non fanno
Un Gesù che sembra avere due volti diversi. Con i peccatori desiderosi di cambiare vita si mostra buono, paziente e misericordioso. Con gli scribi e i farisei si mostra oltremodo duro e severo. Perché?
Perché egli è il medico venuto per guarire coloro che sono “malati” nell’anima. Tutti gli uomini e le donne ‒ che lo sappiano o no ‒ sono in questa condizione e quindi sono «privi della gloria di Dio» (cfr. Rm 3,23). Ma alcuni sanno di esserlo, altri, invece, presumono di essere “giusti”, in forza delle “loro” opere. In questo modo annullano la grazia di Cristo: «Se diciamo di non avere peccato, facciamo di lui un bugiardo» e il suo amore non abita in noi. (cfr. 1Gv 1,10). Per questo Gesù se la prende con gli scribi e i farisei: perché dicono di credere nella salvezza che viene da Dio ma in realtà si atteggiano come persone che non hanno bisogno di essere salvate: presumono di essere degli “dèi in terra”, la cui missione è di salvare altre persone. In realtà, Gesù vede nei loro cuori e sa bene che essi «dicono e non fanno». Sono malati come coloro che vogliono aiutare e più di loro.
Guai a noi se ci insuperbiamo, se ci crediamo migliori degli altri perché abbiamo la fortuna di essere persone religiose e credenti! Saremmo nella peggiore condizione immaginabile, perché non c’è peccato più grave dinanzi a Dio della SUPERBIA! Ogni mattina san Filippo Neri pregava dicendo: «Pietà di me, o Dio, tienimi una mano sulla testa, altrimenti oggi il tuo Pippo ti combina dei grossi guai!».
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Ringraziamo Dio se ci sembra di fare delle cose buone, perché sono frutto della sua grazia che opera in noi (cfr. 1Cor 15,10), ma CAMMINIAMO sempre NELL’UMILTà (Mi 6,8). Noi non siamo “guide” o “padri”, ma solo strumenti dell’unico Maestro e Padre che è nei cieli. Se desideriamo davvero essere grandi ecco la via indicata da Gesù: «Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà».