Ad utrumque paratus
Maria e Giuseppe presentano Gesù al tempio per adempiere
le prescrizioni della legge di Mosè. Un centinaio di chilometri
a piedi o sul dorso di un asinello non sono certo una passeggiata,
specialmente se si considera che portavano con loro un
bambino di poche settimane.
Ma la “Santa Famiglia di Nazareth” non si è fatta certo venire troppe paturnie, sapendo che ogni benedizione del Signore passa dall’obbedienza docile e filiale alla sua Parola.
Infatti, se ne tornarono da Gerusalemme ricolmi della benedizione del Signore, anche grazie all’incontro con Simeone, che getta una nuova luce sulla loro missione e su quella di Gesù.
- Pubblicità -
Certo, le parole del vegliardo sono al contempo motivo di gioia e di preoccupazione; ma Maria e il suo sposo erano ben temprati nella capacità di affidarsi alla Provvidenza, dinanzi agli imprevisti della vita…
“Ad utrumque paratus”, dicevano gli antichi latini. Cioè: preparato a tutto, a ogni avvenimento, sia esso triste o felice, sia gaudioso o doloroso. La Santa Famiglia ci insegna l’arte di prepararci a “tutto” quello che Dio “dispone”, senza cadere nell’ansia per l’avvenire. Il cuore, pur provato inevitabilmente dalle esigenze dell’amore, custodisce la pace nell’oggi, perché sa che Dio non permette “nessuna prova superiore alle proprie forze, ma dà anche il modo di uscirne per poterla superare” (cfr. 1Cor 10,13).
E quale modo migliore di iniziare il nuovo anno, se non affidarci interamente alla “Madre di Dio” (la solennità di lunedì), perché ci insegni l’arte di fidarci di Gesù, giorno dopo giorno, in modo che i nostri passi percorrano la “via della pace”? (cfr. Lc 1,79).
- Pubblicità -