«Dio ama chi dona con gioia»
Gesù dice: «Quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”». In che senso “servi inutili”? Sentirsi dire che siamo “inutili” non ci fa certo piacere!
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Il problema è che l’aggettivo “inutile” in italiano ha generalmente una connotazione negativa: può significare “senza valore”, “vuoto”, “inetto”, “incapace”. Ma non è questo il significato del termine della parola greca utilizzata da Luca, che vuol dire letteralmente “senza utile”, cioè “senza un tornaconto”. Gesù ci invita ad abbandonare una mentalità mercantile e utilitaristica, che si contrappone alla logica dell’amore e della gratuità. Che figli siamo se facciamo qualcosa “per Dio” solo allo scopo di ottenere un utile, una ricompensa? Che bello, invece, quando un figlio si rende disponibile a fare qualcosa per il padre o la madre non in vista di un tornaconto ma per l’affetto e la gratitudine che prova per loro!
Così dovrebbe essere per noi nel nostro rapporto con il Signore: tutto ciò che facciamo lo facciamo perché lo amiamo e per ringraziarlo per il dono della vita e per ogni altro dono.
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Allora il nostro servire scaturisce da una fede pura e diviene libero, gratuito e gioioso e proprio per questo gradito a Dio. Come scrive san Paolo: «Dio ama chi dona con gioia» (2Cor 9,7).