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don Francesco Pedrazzi – Commento al Vangelo di domenica 2 Febbraio 2025

Domenica 2 Febbraio 2025 - PRESENTAZIONE DEL SIGNORE - FESTA - ANNO C
Commento al brano del Vangelo di: Lc 2,22-40

LA PRESENTAZIONE DI GESU’ AL TEMPIO

Dal Vangelo secondo Luca

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione ˗ e anche a te una spada trafiggerà l’anima ˗, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».

1. Maria Santissima unita all’offerta di Gesù sin dal giorno della Presentazione al Tempio

In questa meditazione, lasciamoci guidare dalle parole di una mistica dotata di un grande carisma di contemplazione: madre Maria Costanza Zauli, originaria di Faenza, morta nel 1954, fondatrice delle “Ancelle Adoratrici del SS. Sacramento”, di cui è aperta la Causa di beatificazione. Madre Costanza a volte veniva rapita in estasi mentre sostava dinanzi all’Eucaristia e le veniva concesso di contemplare le scene della vita di Gesù, particolarmente quelle riguardanti i misteri del santo Rosario. Ecco come, nel libro Rosario ed Eucaristia, riporta la contemplazione del mistero della presentazione di Gesù al tempio: «Fin dalle prime ore del giorno è stato offerto alla mia contemplazione il mistero commemorato dalla Liturgia: la presentazione di Gesù al tempio.[…] Ho seguito la giovane, bellissima Madre mentre avanzava nel piazzale antistante il tempio. Quando giunse davanti al vecchio Simeone, guidato dalle sue tracce da un impulso irresistibile dello Spirito, Ella aveva la vaghezza del giglio. Mossa dalla grazia, sentì di dover porgere il suo Tesoro alle tremule braccia che si protendevano e, modesta, dignitosa, dominando la veemenza dei palpiti del cuore, ascoltò le parole del cantico e la finale crocefiggente profezia. La spada tagliente le s’impresse nell’animo, e da quel punto incominciarono a risuonarle nell’intimo con sempre accresciuto spasimo quegli accenti profetici. Era già stata illuminata sull’avvenire di quel tenero Figlio, ma la conferma di Simeone venne ad accrescervi una nuova amarezza. Il suo amore materno l’avrebbe portata a sottrarre il Figlio, a nasconderlo… Eppure volle e seppe fissarsi unicamente negli adorabili decreti del Padre e lo glorificò con un’adesione incondizionata. Con piena generosità, in unione a Gesù, Maria ripeté il suo eroico ”fiat”, pronta a tutto pur di cooperare alla nostra salvezza. […]

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Appena il piccolo Gesù si ritrovò fra le braccia di Lei, la guardò con un eloquentissimo sguardo di comprensione e d’amore. Sarebbe stato ancora, finché bambino, in suo pieno dominio, ma questo conforto non velava alla Madre l’ineluttabile realtà di un futuro che ogni giorno più si avvicinava. Un solo sospiro di Gesù, una sua lacrima sarebbero stati sufficienti per redimere l’umanità, ma per dare agli uomini la prova più grande dell’amore, Egli anelava fin d’allora al suo battesimo di sangue. Maria lo sentiva e lo capiva, e si offriva a seguirlo nell’immolazione, accesa da uno stesso ardore di carità per la gloria del Padre e la salvezza degli uomini.

«Da quel momento, la Passione interiore del Figlio impegnò tutto il suo essere con una grande intensità di spasimo…. Che cielo sereno, quale inalterabile pace, che perfetto ordine nella sua anima! Sostenendo il suo martirio dissanguante, procedeva serena. Veramente la Madonna è la regina dei martiri. Se non riportò visibili le impronte delle ferite, tutta la Passione s’impresse nel cuore di Lei ineffabilmente a fuoco e a sangue. La vedo nel suo atteggiamento di vittima: soave, mite, silenziosa, tale da far pensare al versetto scritturale: “Come agnello mansueto sotto la mano del tosatore, non aprirà la sua bocca”. L’atteggiamento di Gesù sarà lo stesso di quello della Madre sua» (3.2.1944).

«La Madre divina era la sola che potesse dare pieno appagamento e adeguata riparazione a Dio. Ora questo compito deve continuarsi particolarmente dalle anime eucaristiche. Come vorrei che Gesù sacramentato ritrovasse in noi il soave compiacimento che gli davano l’amore, l’adorazione e la dedizione di Maria!» (5.2.1951).

«Parla la Madonna: … “Il giorno della Presentazione, la profezia di Simeone infisse nel mio cuore la più trafiggente delle spade. Quanto mi costò rinnovare la mia offerta in quel momento, data la consapevolezza del profondo significato che aveva riguardo al mio Bambino, che sarebbe stato in realtà l’unica Vittima accetta! Il tenero Agnello sarebbe rimasto a me soltanto per venire allevato per il sacrificio… Lo zelo della gloria del Padre e della salvezza delle anime mi tenne in un’adesione pienissima, ma quale strazio in quell’altissimo gaudio! Unii la mia offerta a quella di Gesù, accettando fin da quell’istante quanto avrei dovuto dare fino alla fine. Mi sentivo disposta a tutto, ma non potevo nascondermi la cruda verità che avevo intesa nelle parole del santo vegliardo, che cioè non tutti gli uomini avrebbero corrisposto e che per tanti il sangue redentivo avrebbe aumentato la colpevolezza. Conoscere l’immensa bontà di Dio e vedere con quanta ingratitudine venga ricambiato, quale sofferenza! Da ciò la necessità di una continua riparazione e il desiderio di comunicare la fiamma dell’amore riparatore in maniera che, sempre, finché durerà il tempo, vi siano anime generose che si offrano a seguire Gesù fino al Calvario…» (27.11.47).

2. Gesù, «nostra pace», è «segno di contraddizione»; allo stesso modo lo sono i suoi discepoli

Accostiamo il testo evangelico a partire da questi pensieri di Madre Costanza Zauli. Poniamo attenzione soprattutto alla profezia di Simeone, che si compone di due affermazioni, che arrecano dolore al cuore di Maria:

 a) Gesù è qui «come segno di contraddizione affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».

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b) Anche a Maria «una spada trafiggerà l’anima».

Gesù è il Figlio unigenito di Dio che è venuto per donarci “la sua pace”, in un modo molto diverso da come la dona il mondo: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi» (Gv 14,27). Gesù ci offre la trasformazione del cuore, un cuore nuovo, un cuore libero, un cuore capace di amare come il suo! Questo avviene quando crediamo in Lui, cioè quando scegliamo di seguirlo di credere fino in fondo alla sua Parola; Non ci limitiamo ad ascoltarlo, ma ci preoccupiamo davvero di mettere in pratica ciò che dice. San Giovanni apostolo scrive nella sua prima lettera: «Chi dice “lo conosco” [cioè “amo Gesù”] e non osserva i comandamenti è un bugiardo e la verità non è in lui» (1Gv 2,4). Una sola è la condizione richiesta per avere la pace di Gesù (che è poi Gesù stesso: «Egli è la nostra pace»; Ef 2,14): amarlo, amarlo non «a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità» (1Gv 3,18). Essere discepoli di Gesù è decidere di abbracciare uno stile di vita, un modo di pensare, di comportarsi, di parlare, di pensare che a volte è necessariamente «in contraddizione» con quello del mondo.

Il cristiano diviene un segno di contraddizione, un motivo di tensione e di divisione nella società, pur perseguendo sempre la pace e l’unità. Come aveva detto Simeone, Cristo è destinato a essere « segno di contraddizione affinché siano svelati i pensieri di molti cuori» e quindi il cristiano stesso, discepolo di Cristo, è destinato a essere segno di contraddizione! Quante volte nel vangelo Gesù ha messo in guardia i suoi discepoli: «Come hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi!» Certamente Gesù dirige i nostri passi sulla via della pace (cfr. Lc 1,79), ma lo fa rendendoci partecipi del suo destino. Lo ha fatto dapprima con Maria, che (come insegnava sant’Agostino) prima ancora ancora che essere Madre del Signore è stata sua discepola; ed è divenuta Madre proprio in quanto perfetta discepola, in quanto totalmente docile alla volontà di Dio, fino ai piedi della croce.

3. Vivere come Maria offrendo a Dio la nostra vita in unione al sacrificio di Cristo

Abbiamo ascoltato dalle parole Di madre Maria Costanza Zauli, con quale senso di abbandono totale e fiducioso Maria si è messa nelle mani del Padre, accogliendo sin dal giorno della Presentazione la sua missione. Una missione in cui gioia e dolore, pace e sofferenza, letizia e croce si sarebbero intrecciate in modo misterioso e meraviglioso.

Scrive il Concilio Vaticano II: «La beata Vergine avanzò nella peregrinazione della fede e serbò fedelmente la sua unione col Figlio sino alla croce, dove, non senza un disegno divino, se ne stette, soffrendo profondamente col suo Unigenito e associandosi con animo materno al suo sacrifico, amorosamente consenziente all’immolazione della vittima da lei generata…» «soffrendo col Figlio suo morente in croce, ella cooperò in modo tutto speciale all’opera del Salvatore» (Lumen gentium 58.61).

Ecco il modo con cui la Madonna ha cooperato alla nostra redenzione: prendendo parte all’offerta del Figlio, soffrendo con Lui. L’ha fatto soprattutto ai piedi della croce, ma non solo. Madre Maria Costanza ci ricorda che dal giorno della presentazione del Signore «la Passione interiore del Figlio impegnò tutto l’essere [di Maria] con una viva intensità di spasimo…. «Sostenendo il suo martirio dissanguante, procedeva serena». Ecco riassunta in un verso la vocazione cristiana! Il cristiano è colui che segue Gesù sulla via della croce, donando se stesso continuamente per la salvezza del mondo, accogliendo ogni avversità senza lamentarsi, mantenendo un animo sereno anche in mezzo a mille tribolazioni, anzi, addirittura valorizzando ogni occasione per sentirsi maggiormente unito a Cristo sulla croce perché i fratelli che non conoscono l’amore di Dio possano convertirsi e aprirsi al dono della fede. È una via di pace, di “perfetta letizia” (cfr. Gc 1,2), anche se al tempo stesso una via aspra, stretta, in salita. Nel mistero della Presentazione del Signore siamo tutti invitati a imitare Maria nell’offerta di se al Padre. Presentando il Figlio al tempio, donandolo a Dio, offre se stessa. Si offre sin da allora per Lui, con Lui, in Lui.

 È quanto facciamo ogni volta che partecipiamo alla santa Messa. Insieme a Maria presentiamo Gesù al Padre, quel Gesù che si immola sull’altare donandoci il suo Corpo immolato e il suo preziosissimo Sangue, perché anche noi possiamo fare altrettanto: «per Cristo, con Cristo, in Cristo» ci doniamo a Dio Padre nello Spirito Santo per la salvezza del mondo. La nostra offerta ha valore in quanto è fatta in unione a Cristo, «in unione al Sacrificio eucaristico».

La Presentazione del Signore è un “mistero della gioia” perché il bambino Gesù tra le braccia non può essere che fonte di immensa gioia; così dovrebbe essere anche per noi quando lo riceviamo nel nostro cuore, nel momento della santa Comunione! Nondimeno, la Presentazione del Signore è anche un “mistero del dolore”, perché la Madonna intravede sin da allora ˗ grazie alle parole di Simeone ˗ il destino drammatico del suo amato bambino. «Quale strazio in quell’altissimo gaudio!», si legge nel testo di madre Maria Costanza. La Madonna soffre perché ama. Ama Gesù e, in modo misterioso, sin da allora ama ognuno di noi, i suoi figli che in Cristo sarebbero stati generati, anzi ogni uomo, e soffre/s’offre per la loro salvezza.

Don Francesco

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