Un cristianesimo senza Cristo
«Non temere piccolo gregge!» Sono le parole con cui inizia il vangelo di questa domenica. C’è un timore che viene dall’essere piccoli, dall’essere in pochi. Ma Gesù dice: «Non abbiate paura se siete un piccolo gregge, perché ciò che conta è che “al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno”».
Quanto è grande oggi il gregge di Cristo? Se si guarda ai battezzati bisogna concludere che è enorme, ma se si va a vedere la pratica esteriore le cose cambiano drasticamente. È sotto gli occhi di tutti il calo preoccupante dei battezzati fedeli al precetto domenicale e quindi alla loro identità originaria. E tra coloro che “frequentano”, in quanti vivono una relazione viva quotidiana con Gesù e scelgono di mettere i propri passi dietro ai suoi. E io? Sono tra questi? Posso dire di appartenere a questo “piccolo gregge” a cui Dio ha dato il suo Regno? Sì? E allora perché temere, c’è solo da “rimboccarsi le maniche”, o meglio: c’è da piegare le ginocchia!
Ci sono delle parabole che elogiano la piccolezza, come quella del lievito nella farina o del granello di senape. Non dobbiamo temere la piccolezza e i piccoli numeri perché il Signore può fare gradi cose servendosi di poco, dei nostri “cinque pani e due pesci”, purché quel poco sia consegnato totalmente a Lui.
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Le vite dei Santi ci mostrano come al buon Dio bastino poche anime veramente innamorate di Gesù per rinnovare il volto della società e della Chiesa. Perciò, invece di giudicare chi si allontana dalla pratica cristiana, preoccupiamoci di farci santi, secondo la nostra specifica condizione di vita.
La strada è indicata dal vangelo: «Fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore!» Dov’è il mio cuore? A che cosa è maggiormente “attaccato”? A un ideale di vita? A gratificazioni umane e mondane? Al possesso di cose o persone? Se voglio essere strumento di salvezza per i miei cari, dovrei avere un cuore davvero libero e puro, e quindi abbandonato totalmente a Dio. Questa è la “vigilanza” che chiede Gesù e che ci impedisce di fare la fine del servo pigro della parabola, che si dimentica di “colui che viene” e perciò cura i propri interessi e “maltratta” il prossimo. Padre Cantalamessa disse in un’omelia: «Perché la fede, le pratiche religiose sono in declino? Perché i giovani non si sentono attirati? Perché il nostro è un cristianesimo senza Cristo! Come, direte, senza Cristo, se non si fa che parlare e scrivere di lui! Sì, ma è un Cristo impersonale, lontano, che non ci riguarda da vicino, un estraneo, anche se notissimo. Un argomento più che una persona viva e vera e un amico…».
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