don Francesco Pedrazzi – Commento al Vangelo della domenica – 5 Giugno 2022

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Ospite dolce dell’anima

«Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei», recita un noto proverbio, certamente veritiero, perché ciò che maggiormente influisce sulla nostra identità è la qualità delle relazioni che intratteniamo, in particolare la qualità delle amicizie, come insegnava il Dottore della Chiesa San Francesco di Sales nella sua Filotea.  

La solennità di Pentecoste celebra il dono dello Spirito Santo che dovrebbe divenire per ogni cristiano il primo “Amico”, il più intimo e fedele. Gesù, nel vangelo, lo chiama: “un altro Paraclito”, perché – secondo l’etimologia greca e il ruolo antico dell’avvocato a cui allude questo termine – è colui che si fa vicino per sostenere chi è sotto accusa.

Gesù dice che lo Spirito Santo “rimarrà con noi per sempre”. Questa è una verità meravigliosa!   Lo Spirito Santo, che abita in noi sempre, è pronto a difenderci e a sostenerci in ogni difficoltà, a dirci una parola di incoraggiamento allorché un altro “spirito”, l’“Accusatore” (Ap 12,10), cerca di gettarci nello sconforto e ci assilla con paturnie e ansie di ogni genere! Per questo, nella Sequenza di Pentecoste è invocato come «Consolatore perfetto», «Ospite dolce dell’anima» e «Dolcissimo sollievo».

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Nel racconto della Pentecoste lo Spirito scende sui discepoli nella forma di “lingue come di fuoco”, perché è colui che ci parla dell’Amore ardente di Dio per noi, ricordandoci tutto ciò che Gesù ha detto e ha fatto. È in questo modo che ci permette di superare ogni paura, grazie a un totale abbandono al Padre.

Scrive, infatti, san Paolo nella seconda lettura: «Fratelli, voi non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi….  tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: “Abbà! Padre!”».

Con l’espressione “carne” dobbiamo intendere l’uomo in quanto dominato dall’egoismo, dall’orgoglio e dalla malvagità e perciò destinato alla solitudine e all’angoscia. Ma se crediamo in Gesù “non siamo più sotto il dominio della carne” perché lo Spirito di Dio, il suo Amore, abita in noi! Eppure – e questa è la cosa più importante da comprendere – lo Spirito non ci guida con la forza, come un conducente guida la sua vettura; ci guida come una “luce gentile”, indicandoci la direzione da seguire ma senza forzare la nostra libertà; ci guida quando corrispondiamo alle sue discrete sollecitazioni , alle “ispirazioni”, che dono l’opposto delle “tentazioni”; ci guida quando lo invochiamo  con semplicità e umiltà; ci guida quando crediamo alla sua Presenza discreta e continua e gli apriamo il cuore, come un bambino che tende la mano verso la madre e si lascia condurre. Se facciamo questo ogni paura si scioglie come neve al sole!

Riprendendo il proverbio iniziale – “Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei” -, potremmo affermare che se camminiamo ogni giorno mantenendo vivo il rapporto con lo Spirito Santo diveniamo davvero figli di Dio e assomigliamo sempre di più a Gesù!

Ecco perché i discepoli, dopo essere stati a lungo in preghiera con la Santa Vergine, quando ricevono in pienezza il dono dello Spirito Santo il giorno di Pentecoste vincono le paure, da cui in un primo tempo erano stati assaliti, e iniziano ad annunciare con franchezza e gioia il vangelo della gioia, pronti anche a morire pur di testimoniare che Gesù Cristo è il Salvatore del mondo.

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