Istruttori di volo o badanti?
Chiedete e vi sarà dato», ci dice Gesù nel vangelo di questa domenica. Eppure, la nostra esperienza ci insegna che non sempre ciò che chiediamo a Dio ci viene dato. Come risolvere questa apparente contraddizione?
Il vangelo si conclude con queste parole: «Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!». Nella versione di Matteo: «…il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono».
Un padre che ama veramente i propri figli dà loro solo cose buone e si rifiuta di dare ciò che può arrecare un danno. Un buon padre sa dire dei “no”, mentre un padre che asseconda sempre le richieste dei figli è un cattivo padre. Questo è ben risaputo anche in campo pedagogico. Un educatore contemporaneo è giunto ad affermare: «…se non ti manca niente a che ti serve la curiosità, a che ti serve l’ingegno, a che ti serve il talento se sei sempre stato servito e riverito come un piccolo lord? Bisogna avere il coraggio di dire di no [ai propri figli]! … Un genitore è un istruttore di volo, deve insegnarti a volare. Non è uno che spera che devi restare a casa fino a sessant’anni! Così il genitore diventa una specie di badante gratis! Questo è egoismo, non c’entra niente con l’amore. L’amore è vederli volare» (Paolo Crepet).
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Ecco spiegato il motivo per cui a volte non siamo esauditi nelle nostre preghiere. Il nostro Dio non ci vuole fare da “badante” ma da “istruttore di volo”: vuole vederci volare nel cielo della santità e per questo non ci concede tutto quello che vorremmo. Ogni preghiera, come insegnava sant’Agostino, anche quando non ottiene ciò che chiede ottiene sempre qualcosa, perché rafforza il desiderio di Dio e il legame con Lui e in tal modo fa crescere in noi l’opera dello Spirito Santo. Questa è la “cosa buona” per eccellenza, nella quale riceviamo ogni altro dono!
Se poi vogliamo essere sicuri di essere esauditi in ciò che chiediamo, basta chiedere ciò che Gesù ci ha invitato a chiedere nella preghiera da lui insegnata, il “Padre nostro”, che troviamo qui nella versione più breve e meno conosciuta di Luca.
La parabola dell’amico importuno ci ricorda, inoltre, che quando siamo convinti di chiedere al Padre una cosa buona, la possiamo ottenere se la nostra preghiera è insistente e perseverante.
Insieme ai discepoli non ci resta che chiedere a Gesù: «Insegnaci a pregare!»