don Francesco Pedrazzi – Commento al Vangelo del giorno – 24 Aprile 2022

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 «Mio Signore e mio Dio!»

La domenica dopo Pasqua è certamente quella con il maggior numero di titoli: Domenica in albis, Domenica dell’Ottava, Seconda Domenica di Pasqua, Domenica di San Tommaso, Domenica Quasimodo (dalla prima parola dell’antifona di ingresso in latino)… Dall’anno 2000 San Giovanni Paolo II ha aggiunto un altro titolo, per certi versi il più importante: “Festa della Divina Misericordia”. Gesù stesso, tramite una suora polacca, Santa Faustina Kowalska, ha chiesto che questa domenica fosse dedicata al culto della Divina Misericordia.

La scelta della prima domenica dopo Pasqua ha un profondo significato teologico: il mistero pasquale della morte e risurrezione di Gesù ha come scopo ultimo di manifestare la Misericordia di Dio, cioè il suo amore smisurato e gratuito e la sua compassione per ogni uomo ferito dal peccato, che apre il cuore al dono della salvezza.

La Misericordia di Dio si mostra in modo sublime all’incredulo Tommaso, protagonista del vangelo di questa domenica. Ognuno di noi in qualche modo assomiglia a Tommaso: è suo “gemello” (il soprannome di Tommaso, “Dìdimo”, in greco significa proprio gemello!). Infatti, nel cuore di ogni battezzato sono sempre presenti, in qualche misura, interrogativi e incertezze. A volte vorremmo anche noi “toccare con mano” ciò in cui crediamo. Ma la meravigliosa notizia è che Gesù conosce bene i nostri dubbi, come conosceva quelli di Tommaso, e ci infonde coraggio ricordandoci che sono «beati» quelli che credono pur non avendo visto.

La fede ci dice che nella santissima Eucaristia ci è dato di fare la stessa esperienza degli Apostoli nel cenacolo: siamo davvero dinanzi a Gesù, lo adoriamo e lo riceviamo nel cuore! Certo, come ha scritto un altro santo con lo stesso nome, San Tommaso d’Aquino, davanti all’Eucaristia “i sensi falliscono” perché vediamo solo un pezzo di pane. Ma grazie alla fede possiamo pregare commossi dicendo come san Tommaso Apostolo: «Mio Signore e mio Dio!», oppure come san Tommaso d’Aquino: «Visus, tactus, gustus in te fallitur | Sed auditu solo tuto creditur | Credo quidquid dixit Dei Filius | Nil hoc verbo Veritatis verius»: «La vista, il tatto, il gusto, in Te falliscono || Solo con l’udito si crede con sicurezza: || Credo tutto ciò che disse il Figlio di Dio || Nulla è più vero di questa parola di verità». Ed ecco la parola di verità che proclama l’insondabile misericordia di Dio: «Prendete, e mangiatene tutti: questo e il mio Corpo offerto in sacrificio per voi!». 

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