don Francesco Pedrazzi – Commento al Vangelo del 6 Agosto 2021

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La forza dei ricordi

Nei momenti in cui Dio sembra lontano, possiamo trarre forza ripensando ai momenti in cui si è manifestato a noi, ci ha fatto conoscere il suo amore e la sua tenerezza, tramite la consolazione della preghiera, il conforto della Parola o il sostegno dei fratelli che ci ha messo accanto.

Il ricordo dei momenti più belli della nostra vita è un motore che ci dà la forza di andare avanti nei momenti di difficoltà. È per questa ragione che Gesù conduce i suoi tre apostoli prediletti, Pietro, Giacomo e Giovanni su un alto monte e si trasfigura davanti a loro.

La trasfigurazione è una preparazione al Getsemani e al Calvario, un’iniezione di coraggio che Gesù infonde nei suoi discepoli perché sa che ne avranno bisogno nel tempo della prova. Non è un caso che essa sia collocata subito dopo il primo annuncio della passione, morte e risurrezione di Gesù.

C’è un legame profondo tra il monte della trasfigurazione e quello della crocifissione. “Trasfigurazione” significa “trasformazione”, “cambiamento d’aspetto”. Sul Tabor Gesù cambia aspetto per manifestare la sua gloria di Figlio di Dio. Anche sul Calvario avviene una “trasfigurazione”, anche se ben diversa da quella descritta nel vangelo odierno; si tratta nondimeno di un cambiamento di aspetto radicale che provoca stupore, come profetizza Isaia: «In molti si stupirono di lui, tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto e la sua forma era divenuta diversa da quella dei figli dell’uomo» (Is 52,14).

Giovanni, il discepolo amato, l’unico presente sia sul Tabor che sul Calvario, testimonia un legame sconvolgente tra il Tabor e il Calvario. Generalmente diciamo che Gesù ha manifestato la sua divinità sul monte della trasfigurazione, e ciò è certamente vero. Tuttavia, secondo il quarto evangelista, è specialmente sul monte della crocifissione che la gloria di Gesù si manifesta in modo misterioso e insuperabile, perché è lì che abbiamo conosciuto che Dio è “folle d’amore” per ogni uomo!

Per poter credere che quell’uomo trafitto sulla croce, sfigurato all’inverosimile, è il Figlio di Dio, colui che è venuto per portare a compimento la Legge e i Profeti, rappresentati da Mosè ed Elia, il discepolo amato ha certamente mantenuto vivo il ricordo dell’esperienza gioiosa della Trasfigurazione, in cui le vesti di Gesù divennero splendenti, bianchissime, di un “bianco celeste”, che non esiste sulla Terra; forse si sarà ricordato anche la profezia di Daniele, proclamata nella prima lettura odierna, in cui si parla di un Misterioso vegliardo con la «veste candida come la neve», il cui «trono era come vampe di fuoco».

Nei momenti in cui Dio sembra lontano, possiamo trarre forza ripensando ai momenti in cui si è manifestato a noi, in cui ci ha fatto conoscere il suo amore e la sua tenerezza, tramite la consolazione della preghiera, il conforto della Parola o il sostegno dei fratelli che ci ha messo accanto.

Un alpinista inspiegabilmente sopravvissuto due notti a 8.000 metri, in una spedizione in cui persero la vita sette persone, dichiarò che ciò che lo tenne in vita fu il pensiero della moglie e dei figli. Come il pensiero delle persone che amiamo e che ci amano infonde forza per affrontare le più grandi difficoltà, così il ricordo vivo dell’Amore di Gesù permette allo Spirito Santo di sostenerci in ogni prova.  

Stando alla presenza del Signore si ravvivi la memoria dei misteri di gioia e di luce con cui Dio si è fatto conoscere nella nostra vita, per attingere la forza necessaria per affrontare i misteri del dolore. Amen. 

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