ASCOLTARE CON IL CUORE
Tutti abbiamo una misura di sordità da cui essere guariti. Una sordità nei confronti di Dio e dei fratelli.
Ascoltare con il cuore richiede uno svuotamento del nostro “Ego” per fare spazio all’altro.
C’è un passo nel libro del profeta Zaccaria che ci può aiutare ad accostare la Parola di Dio di questa domenica. Il Signore si rivolge al profeta e, riferendosi al popolo di Israele, dice: «Hanno indurito gli orecchi per non sentire. Hanno indurito il cuore come un diamante, per non ascoltare la parola del Signore…» (cf. Zc 7,11-12)
Si parla di orecchi e di cuore induriti. Gli orecchi servono per ascoltare, ma stranamente – secondo il testo sacro – anche il cuore è coinvolto nell’ascolto. Anzi, il vero ascolto non avviene solo con le orecchie, ma anche con il cuore.
Il Signore dice al profeta Ezechiele. «Le parole che ti dico ascoltale con gli orecchi e accoglile nel cuore» (Ez 3,10) e nella parabola del seminatore, Gesù parla di coloro che ascoltano la Parola «con cuore integro e buono», e per questo la custodiscono e portano frutto (cf. Lc 8,15).
Il protagonista del vangelo di oggi è un sordomuto. Un uomo che non può ascoltare e perciò nemmeno parlare. Gesù lo guarisce, con un gesto strano, peraltro conservato nel rito del Battesimo, dicendo la parola aramaica “Effatà!”, che significa “Apriti!”. È chiaro che qui non abbiamo a che fare solo con una guarigione fisica. Questo vangelo ci parla della forma peggiore di sordità, che è quella del cuore!
C’è anche un proverbio che dice: «Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire!». E a volte, di certe persone, ci viene da dire: «Non gli si può proprio parlare!». Non si può parlare a una persona che ha il cuore chiuso, che non vuole ascoltare. Gli orecchi rimangono fisicamente aperti, ma se il cuore è chiuso le nostre parole è come se non gli arrivassero!
Ma non applichiamo questo vangelo agli altri. Perché tutti noi abbiamo una misura di sordità da cui essere guariti. Una sordità nei confronti di Dio e dei fratelli.
Questa sordità in genere ha una sola radice: il fatto che siamo pieni di noi stessi. Come l’acqua non può scorrere laddove il letto di un torrente è ingombrato dalle pietre, così la parola non può entrare in cuore ingombrato dall’egocentrismo! Ascoltare con il cuore richiede uno svuotamento del nostro Ego per fare spazio all’altro. È dimenticarsi un po’ di se stessi per accogliere l’altro in noi.
Il teologo tedesco Dietrich Bonhoeffer diceva: «L’amore di Dio incomincia con l’ascoltare la sua Parola, così come l’inizio dell’amore per il fratello sta nell’imparare ad ascoltarlo». Bellissimo e verissimo! Ma se siamo pieni di noi stessi, se siamo sempre intenti a parlare solo di noi, a mostrare quanto siamo belli e buoni oppure se siamo intenti a lamentarci perché nessuno ci ama e ci guarda… non siamo in grado di ascoltare! Rimaniamo spiritualmente dei sordomuti.
Come apre le nostre orecchie Gesù? Come apre le orecchie del sordomuto? Ascoltiamo: «Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua». Limitiamoci a due sottolineature.
La prima: Gesù ci guarisce se gli permettiamo di condurci in disparte, lontano dalla folla. Si può guarire dalla sordità, da un cuore intasato dal nostro Ego, solo nel silenzio, nel raccoglimento, quando ci disconnettiamo dai rumori del mondo (a cominciare da quelli dei mezzi di comunicazione!), e ci mettiamo soli davanti a Dio, con il desiderio di fargli spazio nel cuore, sapendoci amati da Lui.
Una seconda nota. Le dita di Dio rimandano alle sue opere meravigliose. Le dita nelle orecchie indicano la disponibilità a fare memoria delle opere che Dio ha compiuto e compie nella nostra vita. Come la Vergine Maria che custodiva tutto ciò che le accadeva e lo meditava nel suo cuore. Meditare vuol dire illuminare il proprio vissuto attraverso l’ascolto della Parola di Dio. Perciò è indispensabile che ci nutriamo ogni giorno della Parola di Dio!
«Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio, giunge la vendetta!», si legge nella prima lettura. La parola “vendetta” va intesa nel senso di “riscatto”, “liberazione”. Il Signore ci riscatta e ci libera dalle mani del nemico, che è più forte di noi. Il demonio fa di tutto per isolarci, per distruggere i buoni rapporti con chi abbiamo intorno, per chiudere il nostro cuore all’ascolto. Ma Gesù è più forte di satana ed è venuto per guarirci e liberarci e questo ci infonde tanto coraggio!
Il frutto principale della guarigione è la vera carità, di cui parla la seconda lettura. La vera carità non cerca il proprio interesse e non fa favoritismi personali, ma prova gioia nell’aiutare chi è povero e solo.
Maria, Vergine dell’ascolto, prega per noi perché sappiamo aprire i nostri orecchi alla Parola di Dio e maturare frutti di vera carità. Amen!