ACQUA DALLA MONTAGNA
«L’ignoranza della Scrittura è ignoranza di Cristo» (San Girolamo). È preoccupante constatare come oggi alcuni cristiani, anche “devoti”, accordino maggiore importanza ai “ciarlatani” di internet rispetto alla Parola che Dio ci rivolge attraverso la Sacra Scrittura..
«L’ignoranza della Scrittura è ignoranza di Cristo». Il grande Dottore della Chiesa San Girolamo ripete due volte questa celebre affermazione nelle sue opere. Se Cristo à la Parola di Dio che si è fatta carne, tutta la Bibbia è stata scritta perché possiamo conoscere Cristo, pertanto se ignoriamo la Bibbia ignoriamo Cristo.
Uno dei drammi del nostro tempo, tra le cause principali della scristianizzazione in atto in Occidente, è l’ignoranza della Scrittura. Per secoli, quando si poteva parlare di una “società cristiana”, la cultura era permeata dal linguaggio della Bibbia e, pur non leggendola, il contatto con essa avveniva indirettamente, come per osmosi, all’interno dell’ambiente domestico e parrocchiale, dove si insegnavano già ai piccoli le grandi narrazioni bibliche, con l’aiuto della “Biblia pauperum”, la “Bibbia dei poveri”, cioè le tante immagini nelle chiese e nelle edicole che raccontavano i fatti salienti della storia della salvezza.
Oggi paradossalmente, dopo che – grazie al Concilio Vaticano II – la Bibbia è entrata nelle nostre case, l’impressione è che sia meno conosciuta che in passato. Proprio il Concilio – citando la frase di san Girolamo – ha esortato ogni battezzato «con ardore e insistenza tutti i fedeli» «ad apprendere “la sublime scienza di Gesù Cristo” (Fil 3,8) con la frequente lettura delle divine Scritture» (Dei Verbum 25).
L’ascolto e la meditazione delle Scritture è oggi più che mai necessaria perché lo Spirito Santo conformi il nostro modo di pensare a quello di Cristo. È incredibile come per alcuni cristiani, anche devoti, internet abbia di fatto preso il posto della Bibbia. Invece di meditare le Scritture, con l’ausilio del catechismo e del Magistero ecclesiale, bevono come oro colato quello che dicono ciarlatani e strilloni di turno, che vedono l’anticristo dappertutto e ogni giorno trovano un nuovo scandalo o complotto da annunciare. La cosa ancora più incredibile è che si va dietro talora a “liberi battitori”, che si sono allontanati dalla comunione con la Chiesa di Cristo e che, pertanto, – anche qualora fossero dei sacerdoti – parlano soltanto a nome di se stessi e hanno perso ogni autorevolezza!
Com’è possibile che, ad esempio, invece di prendere sul serio le parole di San Paolo che invita a ad affidarsi a Dio nelle angustie, rimanendo lieti e affabili ed evitando clamori e maldicenze (cfr. Ef 4,31), si segua il Pinco Pallino di turno che spinge a portare avanti guerre ideologiche che non hanno nulla a che fare con la vera fede, divenendo di conseguenza accigliati e giudicanti? Tutto questo non è forse dovuto al fatto che mettiamo la parola degli uomini al di sopra della Parola di Dio? Infatti, come avvenne con i discepoli di Emmaus, la Parola di Dio «è veramente capace di consolare, di suscitare fiducia, riscattando dal senso di smarrimento» (A. Tremolada, Il tesoro della Parola. Come le Scritture sono un dono per la vita, n. 46).
Dobbiamo renderci conto che i riti liturgici e la pietà popolare, anche i sacramenti, divengono pratiche vuote e incapaci di apportare la gioia e la dolce consolazione interiore dello Spirito Santo se l’anima non si lascia plasmare dal frequente contatto con la Parola di Dio.
La prima lettura di oggi riferisce a un episodio accaduto almeno quattro secoli prima della nascita di Cristo, che mostra come era ben presente già allora, nel popolo ebraico, la coscienza che Dio parla attraverso i libri sacri e che in questo modo infonde gioia e speranza.
Su legge: «Tutto il popolo tendeva l’orecchio al libro della legge. … Esdra aprì il libro … come ebbe aperto il libro, tutto il popolo si alzò in piedi. Esdra benedisse poi il Signore, Dio grande, e tutto il popolo rispose: «Amen, amen», alzando le mani; si inginocchiarono e si prostrarono con la faccia a terra dinanzi al Signore. I leviti spiegavano la legge al popolo e il popolo stava in piedi … tutto il popolo piangeva, mentre ascoltava le parole della legge. … Neemia disse loro: “… non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza”. … [Tutto il popolo] esultò con grande gioia, perché avevano compreso le parole che erano state loro proclamate».
Le lacrime del popolo sono dovute sia al ricordo dei prodigi che Dio aveva operato Israele e all’infedeltà del popolo, sia alla consapevolezza di trovarsi alla presenza del Signore che parlava.
Tanti fedeli corrono – ed è comprensibile – nei luoghi dove la Santa Vergine è apparsa oppure nei luoghi dove Gesù è vissuto, ma possiamo dire che con lo stesso entusiasmo apriamo la Bibbia, apriamo e leggiamo la Bibbia sapendo che è Dio stesso che ci parla? La ascoltiamo, specialmente nella sacra Liturgia, con la stessa attenzione e commozione dell’assemblea riunita alla Porta delle Acque?
Un altro Dottore della Chiesa, contemporaneo di San Girolamo, Sant’Ambrogio diceva: «Perché non dedicare alla lettura il tempo che il tuo servizio ti lascia libero? Perché non visitare ancora una volta Cristo, parlargli, ascoltarlo? Parliamo con lui quando lo preghiamo; lo ascoltiamo quando leggiamo gli scritti ispirati da Dio» (I doveri, 1).
Come possiamo testimoniare la Parola di Dio con gioia e coraggio, agli uomini del nostro tempo, andando «come agnelli in mezzo ai lupi» – per riprendere l’espressione di Gesù nel vangelo odierno – se non ci nutriamo e ci fortifichiamo ogni giorno della Parola che vogliamo annunciare?
Lo stesso Sant’Ambrogio esorta ogni fedele con un’immagine eloquente: «Raccogli l’acqua di Cristo… Raccogli da più luoghi l’acqua che lasciano cadere le nubi dei profeti. Chi raccoglie acqua dalla montagna e la convoglia verso di sé, o attinge alle sorgenti, lui pure, come nubi, la riversa su altri. Riempine dunque il fondo della tua anima, perché il tuo terreno sia irrigato da proprie sorgenti. Si riempie chi legge molto [la Scrittura], e penetra il senso di ciò che legge; e chi si è riempito può irrigare altri…» (Lettere II, 4).
O Maria, Madre del Verbo eterno, tu che assiduamente leggevi e meditavi le Sacre Scritture, prega per noi perché sappiamo attingere da esse l’Acqua viva per irrigare la nostra anima e quella dei fratelli. Amen.