Lo Scudo dei comandamenti
Quando l’uomo si allontana dai comandamenti, si sottrae alla protezione del Signore e si espone all’azione del demonio
Il Signore, attraverso Mosè, istituisce alcune «solennità» in suo onore.
Sappiamo che uno dei comandamenti, il terzo, chiede di santificare il “giorno del sabato” (cf. Es 20,8). Nel catechismo cristiano il terzo comandamento è divenuto: «Ricordati di santificare le feste».
Perché il Signore assegna tutta questa importanza alle feste in suo onore e chiede di santificarle?
Le feste sono un tempo di riposo e di cessazione dal lavoro. Il lavoro è una la via ordinaria di santificazione, che Gesù stesso ha esaltato scegliendo di svolgere il lavoro di carpentiere per quasi tutta la sua vita. Infatti, nel vangelo di oggi è chiamato dai suoi compaesani «il figlio del falegname». Ma senza la dovuta vigilanza il lavoro, da via di santificazione può divenire una delle forme più infime e deleterie di idolatria.
Il lavoro diventa un idolo quando l’uomo non lavora per vivere, ma vive per lavorare. Così facendo sacrifica sull’altare di questo idolo l’amore per Dio e per i fratelli.
Il comandamento della festa è un rimedio all’idolatria del lavoro perché ci chiede di fermarci per ricordare che il lavoro non è un fine, ma un mezzo per servire il Signore e il prossimo.
Nel tempo di festa interrompiamo il lavoro per passare dall’azione alla contemplazione. Contemplare significa fermarsi e considerare il valore della vita, ciò che stiamo facendo, il suo senso ultimo. È il tempo in cui ricordiamo che le persone vengono prima delle cose e delle attività e che Dio viene prima di ogni altra cosa o persona, perché è colui da cui riceviamo forza, energia e vita (cf. Sir 38,8; At 17,28; 1Cor 11,12b; Ef 4,16).
Celebrare una festa in onore del Signore vuol dire riconoscere che ogni cosa buona viene da Lui ed è perciò giusto rendergli grazie con tutto con tutto il cuore. In tal modo, il nostro lavoro potrà essere benedetto da Dio e lo potremo vivere con spirito di carità e di servizio, non con spirito di dominio, di rivalità e di orgoglio.
Vengono in mente le parole di ammonimento della Santa Vergine ai parrocchiani di La Salette. La Madre celeste li rimprovera perché disertano la Messa domenicale a causa del lavoro nei campi, dimenticando così che Dio ha dato sei giorni per lavorare e si è riservato il settimo. Perciò annuncia che se i fedeli sarebbero tornati a santificare la domenica i raccolti sarebbero stati abbondanti, viceversa sarebbero stati scarsi e “guasti”.
In diversi passi della Scrittura si legge che il Signore è uno “scudo” per i “giusti” che camminano con rettitudine e osservano la sua legge (cf. Pro 2,7; Sap 5,15-16; Sal 7,11; 86,2; 119,114.153). I dieci comandamenti sono una barriera contro il male! Come un cucciolo si mette in pericolo quando si allontana dalla madre, perché si sottrae alla sua protezione, così l’uomo che si allontana dai comandamenti si sottrae alla protezione del Signore e si espone all’azione distruttrice di satana.
Nelle domeniche e nelle altre solennità in onore del Signore anteponiamo la celebrazione eucaristica e la preghiera ad ogni altra attività. In questo modo riconosciamo nei fatti, e non solo a parole, che abbiamo un solo Dio e Signore: a lui solo si deve l’onore e la gloria, nei secoli dei secoli. Amen.