«NON È COSTUI IL FIGLIO DI GIUSEPPE?»
L’inizio del ministero pubblico di Gesù nella sua città, a Nazareth, non è stato precisamente un successo. Si conclude addirittura con un tentato omicidio. Cosa aveva fatto di male per meritare la morte?
Aveva osato non tenere conto delle richieste dei suoi compaesani, alcuni dei quali probabilmente l’avevano visto crescere e giocare con i propri figli o dare una mano al padre Giuseppe nella sua bottega (perché ricordiamo che Gesù era per tutti “il figlio di Giuseppe”).
Gesù aveva già iniziato a predicare nella vicina Cafarnao e aveva operato segni prodigiosi. «Se ha fatto miracoli a Cafarnao, chissà cosa farà qui, in mezzo alla sua gente!», pensavano alcuni nazaretani. Ma le cose non sono andate così. Perché il “figlio di Giuseppe” aveva la capacità di leggere nei cuori e in quei cuori c’era il nemico numero uno dei miracoli: l’arroganza. Gesù può compiere un miracolo come e quando vuole, ma non fa i miracoli per stupire la gente (come farebbe un mago o un istrione), ma con l’unico scopo di manifestare la fede che c’è nelle persone.
Ogni miracolo è al contempo opera di Dio e opera della fede dell’uomo; e la fede è una fiducia umile e profonda nella Bontà e nella Potenza del Padre. Chi ha fede chiede senza pretendere: conta sull’Amore di Dio, non sui propri presunti meriti. La pretesa arrogante di chi chiede a Dio accampando dei meriti è un atteggiamento incompatibile con la fede. Ecco perché a Nazareth Gesù non poteva compiere miracoli.
Tutto questo ha a che fare anche con noi, con le persone che sono particolarmente vicine alla Chiesa. «È da una vita che vado a Messa, ho sempre pregato Dio e guarda che cosa mi è successo!». Questo ragionamento è analogo a quello dei nazaretani: «Siamo i tuoi compaesani, ti abbiamo visto crescere… e non fai nulla per noi?». La delusione si trasforma poi in giudizio e rabbia. La fede può ottenere miracoli, specialmente quando le richieste a Gesù passano dal Cuore Immacolato di Maria. Quanti fedeli – di oggi e del passato – potrebbero testimoniare, ad esempio, le numerose “grazie” ottenute per intercessione della Santa Vergine! Ma la fede cristiana non può mai essere una pretesa arrogante. Se Dio non esaudisce rimangono due spiegazioni: abbiamo chiesto male (ad esempio, senza preoccuparci di essere prima di tutto in grazia di Dio… con una bella Confessione!) oppure c’è un dono più grande che Dio vuole darci, attraverso quella “croce” che non ci viene tolta. Un dono che non potremmo accogliere se “giudichiamo Dio” e ci allontaniamo da Lui!
Il dono più grande di tutti – ci ricorda san Paolo nella seconda lettura – è la carità.
O Maria, Piena di Grazia, aiutaci ad accogliere in noi la carità di Cristo, che “tutto crede, tutto spera e tutto sopporta”. Amen.