MYSTERIUM LUNAE
La Chiesa è “la pienezza di Cristo” perciò siamo pienamente in Cristo quando siamo in piena comunione la sua Chiesa
Nella prima lettura di oggi troviamo il celebre inno cristologico della Lettera ai Colossesi. È uno dei testi più alti del Nuovo Testamento. Nel primo versetto si proclama la divinità di Gesù: Egli «è immagine del Dio invisibile». Si tratta di un’affermazione vertiginosa per un ebreo che professava la fede in un unico Dio! Sono i primi germi del dogma trinitario.
Paolo riporta questo inno perché preoccupato della tendenza da parte di alcuni cristiani a venerare presunti esseri angelici, slegandoli dal mistero di Cristo, come se fossero degli dèi, mentre si tratta solo di “creature, poiché tutto è stato creato da Dio per mezzo di Cristo. Pertanto, solo a Lui va l’adorazione, la lode e la gloria.
Questo insegnamento è sempre attuale, perché ci mette in guarda da un modo sbagliato di venerare gli angeli e i santi. La vera devozione agli angeli e ai santi deve avere sempre come scopo la fede in Gesù. Purtroppo, oggi si sta diffondendo negli ambienti cristiani, anche a causa dell’influenza del movimento new age, la tendenza a venerare gli angeli come fossero degli dèi, dove è assente ogni riferimento a Cristo. Senza rendersene conto alcuni pensano di venerare angeli celesti, mentre in realtà venerano “angeli caduti”, ovverosia demòni! Analogamente, è falsa e sterile la devozione dei santi che non conduce a Cristo, alla Chiesa e ai sacramenti. In alcuni casi si tratta addirittura di una devozione pericolosa e demoniaca, come nelle pratiche della cosiddetta “santerìa”, una vera e propria idolatria camuffata dietro al nome dei santi cristiani!
L’errore fondamentale consiste nello sganciare queste devozioni dalla Chiesa e dall’obbedienza ai suoi pastori. Per questo Paolo, nella lettera ai Colossesi, presenta Gesù come «il capo del corpo, della Chiesa» e definisce la Chiesa «la pienezza» di Cristo! (cf. 1,23). È un’affermazione molto solenne! Dire che la Chiesa è la pienezza di Cristo equivale ad affermare che siamo pienamente in Cristo quando siamo in piena comunione la sua Chiesa.
Amiamo Cristo quando lo imitiamo nel suo amore per la Chiesa, perché – come si legge nel capitolo 5° – Cristo «ha amato la Chiesa» sino a dare se stesso per lei (cf. 5,25).
In questo capitolo la Chiesa è presentata come la “sposa” di Cristo, mentre in un’altra lettera (2Cor 11,2) afferma che noi battezzati siamo tutti promessi «a un unico sposo» che è Cristo e abbiamo bisogno di purificarci in vista dell’unione nuziale con Lui (cf. 5,26-27).
Nel vangelo di oggi Gesù si presenta implicitamente come “lo sposo”, per il quale i suoi discepoli digiunano dopo la sua morte e risurrezione. La preghiera e il digiuno sono infatti i mezzi più formidabili per purificarci dalle brutture del peccato e per rivestirci con la bellezza della grazia.
La luce del sole ci illumina di notte indirettamente se ci mettiamo sotto la luce della luna. Similmente, la luce di Cristo in questa vita ci può illuminare se ci lasciamo illuminare dalla luce della Chiesa, che è un riflesso della luce di Gesù. È una metafora già cara ai Padri della Chiesa e indicata con l’espressione “Mysterium lunae” (“Mistero della luna”). È stata poi ripresa dal Concilio Vaticano II (cf. Lumen gentium 1), poiché lo Spirito Santo ha voluto affermare con forza il legame inscindibile tra il mistero di Cristo e il mistero della Chiesa, in un tempo come il nostro in cui questo legame è profondamente in crisi.
O Maria, Rosa Mistica e Madre della Chiesa, fa’ che lo Spirito Santo accenda nei nostri cuori il desiderio di donare la nostra vita per amore della Chiesa e di lasciarci guidare dalla sua luce. Amen!