La Lebbra della comunità
La contestazione radicale dell’autorità che Dio ha costituito è un peccato che ha un carattere mortale e contagioso perché si diffonde all’interno della comunità, creando inevitabilmente diffidenza, conflitti e divisioni.
La prima lettura di oggi ci presenta una contestazione dell’autorità di Mosè da parte dei due fratelli Maria e Aronne.
Si legge: «[Maria e Aronne] dissero: “Il Signore ha forse parlato soltanto per mezzo di Mosè? Non ha parlato anche per mezzo nostro?”. Il Signore udì. Ora Mosè era un uomo assai umile, più di qualunque altro sulla faccia della terra. Il Signore disse a un tratto a Mosè, ad Aronne e a Maria: “…Perché non avete temuto di parlare contro il mio servo, contro Mosè?”. L’ira del Signore si accese contro di loro ed egli se ne andò; la nube si ritirò di sopra alla tenda ed ecco: Maria era lebbrosa, bianca come la neve. Aronne si volse verso Maria ed ecco: era lebbrosa. Aronne disse a Mosè: “Ti prego, mio signore, non addossarci il peccato che abbiamo stoltamente commesso! Ella non sia come il bambino nato morto, la cui carne è già mezzo consumata quando esce dal seno della madre”. Mosè gridò al Signore dicendo: “Dio, ti prego, guariscila!”».
Questo episodio ci fa capire quanto sia in abominio a Dio la critica delle autorità che egli ha costituito. Va precisato che non ogni critica all’autorità è un peccato contro Dio. Se essa è espressa nella forma di un consiglio o di un’umile esortazione può essere anche un contributo prezioso nell’esercizio dell’autorità. Ad esempio, Ietro, suocero di Mosè, gli aveva mosso una critica costruttiva sul modo con cui esercitava l’autorità sul popolo e gli aveva suggerito di condividerla con altre persone che potessero aiutarlo. Mosè accettò il consiglio, che era perciò conforme al volere divino.
Ma la critica di Maria e Aronne è radicale: parte da un pretesto banale, il fatto che Mosè aveva sposato una donna etiope, per contestare il fatto stesso che Dio parlasse attraverso di lui!
La lebbra che colpisce Maria in questo caso simboleggia il carattere mortale e contagioso di questo peccato, perché la contestazione dell’autorità si diffonde all’interno della comunità, creando inevitabilmente diffidenza, conflitti e divisioni.
La pianta di rosa viene coltivata presso i vigneti perché presenta in maniera prematura, rispetto alla vite, molti dei sintomi capaci di danneggiare il raccolto, a causa dei parassiti. Similmente, quando in una comunità di credenti viene contestata in modo radicale l’autorità, è un segnale che il nemico vuole aggredire e distruggere l’intera comunità. Bisogna, perciò, opporsi fermamente a queste critiche, per salvare il corpo ecclesiale!
Nel vangelo si racconta che portarono a Gesù «tutti i malati e lo pregavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello. E quanti lo toccarono furono guariti».
Tocchiamo anche noi il Cuore di Gesù con una supplica umile e accorata per tutte le volte in cui abbiamo provocato l’ira del Signore contestando i pastori che egli ha costituito, perché ci guarisca dalla lebbra che c’è nelle nostre anime.
Preghiamo con il Salmo odierno: «Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo!». Amen.