MONITO E PENTIMENTO
Una meditazione insuperabile sul brano dell’adulterio di Davide è quella di Sant’Agostino, nel suo commento al Salmo 50, che la tradizione attribuisce proprio al successore di Saul. Ecco alcuni passaggi:
«I più piccoli non trovino piacere nella caduta dei più grandi, ma la caduta dei maggiori sia causa di spavento per i piccoli. Per questo è proposto l’esempio [dell’adulterio del re Davide], per questo il salmo è stato scritto, per questo nella Chiesa è spesso letto e cantato; lo ascoltino coloro che non sono caduti per non cadere, lo ascoltino coloro che sono caduti per risorgere. La colpa di un così grande uomo non è passata sotto silenzio, anzi è annunziata nella Chiesa. […] David non si era proposto di seguire l’esempio di nessuno, come invece potresti fare tu: era caduto nella debolezza della concupiscenza, non nella salvaguardia della santità; non capiti a te di proporti il suo esempio per peccare come se si trattasse di cosa santa; non imiti la sua santità, ma imiti la sua rovina. Ami in David ciò che David odiava in se stesso. […] Altri, invece, ascoltando per la loro salvezza, nella rovina del forte misurano la propria debolezza; e non volendo commettere ciò che Dio condanna, evitano di gettare sguardi audaci; non fissano gli occhi nella bellezza della carne altrui, e neppure si tranquillizzano con maligna semplicità, non dicono: ho guardato con animo buono, benevolmente ho guardato, a lungo ho fissato spinto dalla carità. […] Vietano ai loro occhi gli sguardi petulanti, non si uniscono facilmente, non si accompagnano con le donne altrui, non levano con facilità i loro occhi ai balconi e alle terrazze degli altri. […] Dobbiamo dunque stare attenti a questa debolezza della carne, dobbiamo ricordare le parole dell’Apostolo: Non regni il peccato nel vostro corpo mortale. Non ha detto l’Apostolo: non sia, ma: Non regni. Il peccato è dentro di te, quando ne sei dilettato; regna se ad esso acconsenti. Il piacere carnale, soprattutto quando procede verso ciò che è illecito e altrui, deve essere frenato, non lasciato libero; deve essere dominato con il comando, non posto in luogo di comando. Stai tranquillo, se non c’è niente che ti fa vacillare. Ma tu rispondi: io sono forte. Sei forse tu più forte di David? […] Dico tutte queste cose per coloro che non hanno commesso il peccato, affinché veglino e custodiscano la loro integrità, in modo che i piccoli abbiano timore mentre vedono che un grande è caduto. Ma se qualcuno che già è caduto ascolta quanto dico, e serba nella sua coscienza qualcosa di male, volga il suo sguardo alle parole di questo salmo; osservi la grandezza della ferita, ma non disperi della maestà del medico. Il peccato unito alla disperazione, significa la morte certa. Nessuno dica dunque: ho fatto qualcosa di male e ormai sono degno di condanna; Dio non perdona simili colpe; e dunque perché non dovrei aggiungere peccati a peccati? Godrò in questo secolo nel piacere, nella lascivia, nelle passioni nefande; ormai ho perduto la speranza della riparazione, e abbia almeno ciò che vedo, se non posso avere ciò che credo. Orbene, questo salmo, come rende attenti coloro che non sono caduti, così non vuole che siano disperati quelli che sono caduti. […] Ascolta dunque queste cose, e di’ con lui: Abbi pietà di me, o Dio, secondo la tua grande misericordia. […] Fratelli, ascoltate. Talvolta Dio punisce in questo secolo il peccato di colui cui perdona nel secolo futuro. Anche allo stesso David, infatti, cui era già stato detto per mezzo del profeta: Il tuo peccato ti è rimesso, capitarono tutte quelle sciagure che Dio gli aveva minacciato a causa del suo peccato. […] Dio ama la disciplina. È infatti perversa e falsa innocenza, lasciare abbandonate le briglie ai peccati. In modo quanto mai inutile e dannoso il figlio profitta della dolcezza del padre, per sentire poi la severità di Dio» (Esposizione sul Salmo 50).
La parabola marciana sul Regno di Dio del seme gettato nel terreno che germoglia e cresce, sia che il seminatore dorma o vegli, in un modo che egli stesso non sa, è un invito a confidare nella potenza dell’Amore gratuito di Dio, al di là dei nostri limiti umani. L’Amore di Dio non ci abbandona quando ci addormentiamo nel sonno dell’ingratitudine e dell’accidia. Ma, come scrive Agostino nel testo riportato, non profittiamo della dolcezza del padre!
O Maria, Vergine prudentissima, insegnaci a custodire il nostro cuore per non ferire il Cuore di tuo Figlio con il peccato. Amen.