«BEATI I PERSEGUITATI PER LA GIUSTIZIA»
La festa dei martiri innocenti ha qualcosa di sorprendente perché, come si legge nella liturgia odierna, essi «furono coronati di grazia celeste» pur essendo «ancora incapaci di confessare» il nome del Figlio di Dio. Sono annoverati tra i santi non solo perché la furia omicida di Erode aveva come obiettivo la morte di Gesù, ma anche perché essi non potevano avere nessuna colpa, data la tenerissima età. Certo, come ogni uomo sono stati concepiti nel peccato originale, ma questo è stato cancellato per un “battesimo di sangue”.
In un documento del 2007, approvato de Benedetto XVI, è stata abolita di fatto l’ipotesi teologica del cosiddetto “limbo”, e si afferma che, sebbene la Chiesa non si sia mai pronunciata esplicitamente, vi sono importanti ragioni teologiche per ritenere che tutti gli infanti morti senza Battesimo siano introdotti nella beatitudine eterna. La Chiesa non si è espressa e probabilmente mai lo farà su questo punto, perché non si indebolisca una verità fondamentale della fede: solo il Battesimo sacramentale ci dà la certezza di essere salvati. Ma la festa dei martiri innocenti afferma un’altra verità importante: la grazia di Dio può operare anche per vie straordinarie, al di fuori dell’economia sacramentale. D’altra parte, nel Vangelo Gesù proclama: «Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli».
Oltre ai piccoli di Betlemme, possiamo considerare perseguitati per la giustizia, prima ancora di venire alla luce, tutti i bambini abortiti.
Papa Luciani impiegò al riguardo delle parole molto dure, accostando la strage di Betlemme a quella dell’aborto: «Le creature racchiuse nel seno della madre non possono neanche piangere. Dio, però, le vede. Dio, che ha detto a Geremia ‘prima di formarti nel seno materno ti conoscevo’, non resta indifferente, qualora esse vengano crudelmente e barbaramente soppresse. Barbarie e crudeltà è il nome giusto: a Betlemme, le madri hanno tentato una difesa disperata dei loro piccoli; nell’aborto sono le madri stesse a trasformarsi in sicarie di Erode; concepiscono il figlio, poi l’accusano di essere loro aggressore ingiusto e lo sopprimono».
La festa dei martiri innocenti ci ricorda che la salvezza è un dono totalmente gratuito e immeritato. Il vero ostacolo che può impedire a questo dono di operare è l’orgoglio di considerarsi senza peccato. Infatti, se è vero che Dio perdona chi senza colpa ignora Gesù Cristo (cf. Lumen gentium 16), non può perdonare chi lo ha conosciuto e dice di essere senza peccato, come si legge nella prima lettura: «Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi».
Il Signore Gesù può salvarci anche indipendentemente dai Sacramenti che Egli stesso ha istituito, ma noi possiamo essere certi di avere la salvezza solo se ci immergiamo regolarmente nelle acque del nostro Battesimo, per mezzo del Sacramento della Riconciliazione.
O Maria, Madre della Divina Grazia, ottienici l’umiltà del cuore, perché non ci chiudiamo mai alla Divina misericordia. Amen.