L’anti-Dio
Dio può regnare senza impedimento in noi quando trova un cuore piccolo, povero e umile, che si abbandona serenamente alla Divina volontà
«Voi avete commesso un grande peccato; ora salirò verso il Signore: forse otterrò il perdono della vostra colpa». Sono le parole che Mosè dice al popolo che si era fabbricato un vitello di metallo fuso.
Perché è un peccato grave?
Si noti che quando gli israeliti fabbricano il vitello, non pensano di adorare un altro Dio, ma lo stesso Dio che li aveva liberati dagli egiziani. Infatti, dicono – in una parte che non è stata letta nella prima lettura di oggi: «Ecco il tuo Dio, o Israele, Colui che ti ha fatto uscire dall’Egitto!».
Nondimeno, commettono un grave peccato perché il vitello d’oro è completamente diverso dal vero dio e prende il suo posto. È di fatto un “anti-Dio, nel senso che sta “davanti a Dio”, “al posto di Dio”! La grande differenza è che il vero Dio parla al suo popolo e fa conoscere la sua volontà e i suoi comandamenti perché siano osservati, mentre l’anti-Dio, l’idolo, è muto e diventa un pretesto per una religiosità narcisistica ed esteriore, in cui gli Israeliti non fanno ciò che vuole di Dio ma ciò che vogliono loro.
È un peccato contro il primo comandamento: «Non avrai altro Dio all’infuori di me!» ed è grave perché laddove si adora un idolo si detronizza il vero Dio dal proprio cuore.
Mi chiedo: sono certo di adorare il vero Dio oppure sto adorando un anti-dio, un idolo che mi sono fabbricato a mia immagine e somiglianza? Sono io che stabilisco ciò che è buono e ciò che non è buono, ciò che è vero e ciò che è menzognero, oppure mi metto in ascolto docile della Parola di Dio – che giunge a me attraverso la Sacra Scrittura e l’insegnamento del Magistero, che la interpreta autorevolmente?
San Francesco d’Assisi – che pregava spesso con le parole: «Dammi umiltà profonda!» – aveva ben compreso che per rimanere fedele a Gesù doveva cercare di farsi piccolo piccolo e questo insegnava a i suoi frati, che – infatti – chiamò “minori”. Egli aveva ben chiaro che solo chi è davvero piccolo e umile può lasciarsi portare dalla Parola di Dio senza porre nessuna condizione, come un cucciolo che non ha paura di lasciarsi portare ovunque dalla propria madre.
Ecco perché nel vangelo di oggi Gesù annuncia che il Regno di Dio è simile a un granello di senape, «il più piccolo di tutti i semi» e cresce laddove c’è profonda umiltà e una docilità incondizionata al volere di Dio.
Dio può regnare senza impedimento in noi quando trova un cuore piccolo, povero e umile, che si abbandona serenamente alla Divina volontà e si lascia portare da essa docilmente, anche su strade diverse da quelle che avevamo immaginato.
«Dammi umiltà profonda, o Signore!», perché cresca in me il tuo Regno e siano frantumati gli idoli che albergano nel mio cuore. Amen.