I COLORI DELL’AUTUNNO
In ogni tribolazione siamo consolati dalla certezza che lo Spirito del Signore è con noi e che vuole condurci a una gloria sempre più grande, che nemmeno possiamo immaginare.
Dopo aver rivolto a Israele una parola di esortazione, invitando a ricostruire e riparare la sua “casa in rovina”, ovvero il Tempio di Gerusalemme, oggi il Signore rivolge al suo popolo una parola di incoraggiamento e di consolazione.
Colui che scruta i cuori, scorge negli israeliti sentimenti di tristezza e desolazione, specialmente nei più anziani, che ricordano ancora la magnificenza della casa del Signore – il tempio di Salomone -, «nel suo primitivo splendore». Dice: «In quali condizioni ora la vedete? In confronto a quella, non è forse ridotta a un nulla ai vostri occhi?».
Ma ecco che, come un padre che rincuora il figlio afflitto, dice – tramite il profeta Aggeo – «Coraggio, popolo tutto del paese! …al lavoro, perché io sono con voi – oracolo del Signore degli eserciti –, secondo la parola dell’alleanza che ho stipulato con voi quando siete usciti dall’Egitto; il mio Spirito sarà con voi, non temete!».
Ecco la sorgente del coraggio: la certezza che Dio è con noi; anzi, di più: che il suo Spirito è con noi, per darci forza e sostenerci! Egli, infatti, si è rivelato a Mosè come “Colui che è” per sempre in mezzo al suo popolo!
L’incoraggiamento deriva, inoltre, dalla certa speranza in ciò che Egli compirà in avvenire. Annuncia, infatti, il Signore: «La gloria futura di questa casa sarà più grande di quella di una volta!».
Queste parole rivolte a Zorobabele e al popolo di cui era governatore, nato dalla pasqua ebraica, valgono anche per il popolo di Dio nato dalla Pasqua di Cristo, che è la Chiesa.
Non ci scoraggiamo perché sappiamo che il timone della Chiesa è in mano a Gesù che forma con essa “un’unica e indissolubile realtà mistica”. Sappiamo che Egli è grado di dare alla sua casa una gloria più grande di quella di una volta. Probabilmente non lo stesso tipo di gloria del passato. Una gloria non legata tanto alla magnificenza degli edifici sacri, ma alla santità di vita dei suoi discepoli.
Cristo ha manifestato la gloria della santità sulla croce, passando dalla sofferenza, come ricorda il vangelo odierno. Colpisce quel verbo “deve”: «Il Figlio dell’uomo “deve” soffrire molto…». La sofferenza non è un incidente di percorso o una disgrazia, ma un passaggio necessario per chi decide di donare la propria vita, imitando Cristo. Scrive, infatti, san Pietro nella sua prima lettera: «Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme…» (1Pt 2,21).
Ma il discepolo non teme perché sa che lo Spirito del Signore è con lui e lo vuole condurre a una gloria sempre più grande, che nemmeno può immaginare.
Un paesaggio autunnale può destare tristezza e malinconia per chi rimane rivolto al passato, ripensando ai fiori della primavera e ai frutti dell’estate, perché vede in ogni cosa decadimento e morte. Ma chi ha il cuore abitato dalla speranza sa cogliere nella bellezza dei colori dell’autunno l’annuncio di un una nuova primavera che verrà avrà la meglio sul rigido inverno.
O Maria, Consolatrice degli afflitti, insegnaci a trovare conforto in ogni nostra tribolazione nella Parola che il Signore ci rivolge. Amen.