don Francesco Pedrazzi – Commento al Vangelo del 21 Giugno 2021

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Il viaggio della fede

Per tre settimane la liturgia ci farà leggere, nella prima lettura, il libro della Genesi, a partire dal capitolo dodicesimo, la chiamata di Abramo.

L’Antico Testamento è come un codice segreto il cui significato può essere compreso solo alla luce del Nuovo Testamento.

San Paolo afferma che Abramo venne considerato giusto da Dio per la sua fede, non per meriti dovuti alle sue opere (cf. Rm 4,2-3). Se la fede è autentica, da essa scaturiscono anche opere di amore, perché, come scrive san Giacomo, «la fede senza le opere è morta» (Gc 2,26). Ma le opere da sole non salvano, perché possono scaturire anche dall’orgoglio umano!

Per spiegare che cos’è la fede, la Lettera agli Ebrei fa riferimento proprio al racconto di oggi, la chiamata di Abramo. Si legge: «Per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava» (Eb 11,8).

Ecco le due colonne portanti della fede: 1) la chiamata di Dio, del tutto gratuita e immeritata, che noi abbiamo ricevuta nel Battesimo e nella Confermazione; 2) la risposta dell’uomo nella forma dell’obbedienza (a Dio e ai suoi rappresentanti): «obbedì partendo per un luogo …senza sapere dove andava». L’obbedienza consiste nell’aderire alla parola di Dio, senza mettere davanti il nostro giudizio, cioè anche quando non la comprendiamo pienamente, anche quando non sappiamo dove Dio voglia condurci.

Immaginiamo un bambino che parte per un viaggio col proprio papà, che non gli dice in anticipo dove lo condurrà: è una sorpresa! Ma il bambino è felice perché sa che suo padre gli vuole bene e non potrà che condurlo in un posto bellissimo. Perciò si lascia prendere per mano, si lascia condurre, con gioia e fiducia, anche se deve attraversare sentieri stretti e ripidi… Questo vuol dire avere fede!

Il contrario della fede è il mettersi al posto di Dio: il giudicare la vita e gli altri dall’alto, con superbia, al posto di Dio! Per questo chi giudica il fratello ha poca fede o non ne ha per niente.

Gesù, nel vangelo di oggi, è perentorio: «Non giudicate, per non essere giudicati!»

Chi ha fede sa che ogni fratello è stato messo da Dio sulla sua strada perché sia amato, non giudicato.  Nel Vangelo il verbo “giudicare” è il contrario del verbo “amare”.  Se abbiamo fede, affidiamo a Dio anche le persone che ci hanno fatto del male. Possiamo anche decidere di correggerle fraternamente (cf. Mt 18,15), ma solo se si tratta di un difetto che Dio ci ha aiutato a superare, altrimenti meritiamo il rimprovero di Gesù: «Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello».

Oggi lasciamoci prendere per mano con fede dal Padre e guardiamo ad ogni persona come a un fratello o a una sorella da amare, non da giudicare. Amen!

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