ESSERI CARNALI O ESSERI SPIRITUALI?
Seguire Gesù è scegliere ogni giorno di privilegiare la logica del vangelo rispetto a quella del mondo, di preferire la grandezza di chi serve a quella di chi è servito, di considerare la croce un dono per crescere e non un motivo per isolarci da Dio e dai fratelli
«Fino ad ora vi ho dato da bere latte, non cibo solido, perché non ne eravate ancora capaci…» (1Cor 3,2). Sono parole che Paolo rivolge ai Corinti. Dice loro che non sono in grado di ricevere cibo solido, perché sono «esseri carnali», sono ancora «neonati in Cristo», ma prima o poi dovranno crescere e divenire «esseri spirituali» (cf. 1Cor 3,1.3).
Questa metafora ci aiuta ad accostare il vangelo odierno. Possiamo dire che Gesù a un certo punto con i suoi discepoli passa dal latte al cibo solido, per renderli esseri spirituali. Lo spartiacque è la professione di fede di Pietro, al capitolo ottavo. Apparentemente sembra un punto di arrivo, perché il discepolo aveva riconosciuto in Gesù il “Cristo”. Ma in realtà, è proprio allora che Gesù chiede ai discepoli un nuovo inizio, un “upgrade”: il passaggio a un livello superiore, il passaggio dalla carne allo Spirito!
Lo fa con il primo annuncio della sua passione, morte e risurrezione. Pietro e i discepoli non ci capiscono niente. Nel Vangelo di oggi ci riprova per la seconda volta. Dice loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà».
Stavolta, memori della ramanzina a Pietro, i discepoli tacciono. Annota l’evangelista: «Essi non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo». Non chiedono nulla a Gesù, ma discutono animatamente tra di loro. Dinanzi alla prospettiva della croce ci sono due strade possibili: affidarsi al Signore nella pace o cadere nel malcontento che porta a isolarci da Dio e dai fratelli oppure a sterili lamenti e discussioni… I discepoli, purtroppo, scelgono la seconda strada e dimostrano così di essere ancora “carnali”!
Quando sono a casa a Cafarnao – probabilmente nella casa di Pietro e Andrea -, Gesù chiede loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi ancora tacciono. Marco scrive: «Per la strada avevano discusso tra loro chi fosse più grande…».
Si rendono conto di aver trattato di un argomento che non piace al Maestro. Chissà, poi, perché proprio in quel momento, dopo che Gesù aveva annunciato che sarebbe stato consegnato nelle mani degli uomini, loro pensano ai primi posti… Probabilmente intuiscono che di lì a poco Gesù si sarebbe manifestato. Avrebbe fatto conoscere a tutti il suo «segreto», che essi conoscevano… E non si sbagliavano! Di lì a poco Gesù si sarebbe manifestato come il Messia. Ma la sua manifestazione sarebbe stata ben diversa rispetto alle loro aspettative!
Dinanzi alla durezza di cuore dei suoi discepoli Gesù si arma di pazienza e spiega loro che non c’è nulla di male a volere essere i primi, i più grandi; ma è sbagliata la strada per diventarlo. Ecco la strada giusta: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». Davanti a volti ancora più sconcertati, Gesù prova a spiegarsi con “gesto scenico”: «Preso un bambino, lo mette in mezzo a loro e, abbracciandolo, dice loro: “Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato”».
Accogliere un bambino vuol dire accogliere l’ultimo. Dare importanza a colui che non ne ha. Nella società antica i bimbi erano le persone più povere di diritti. Chi vuole essere importante è ossequioso verso i potenti e ignora i più piccoli. Gesù mostra ai discepoli la strada per essere davvero grandi: servire e accogliere gli ultimi. Farsi più piccoli del più piccolo, che è il bambino.
San Francesco d’Assisi aveva recepito bene questo insegnamento quando volle chiamare i suoi frati “minori”, i “più piccoli”. Perché era un “essere profondamente spirituale”…
Ma non è una strada solo per i frati. È la strada che ogni battezzato dovrebbe percorrere. È il passaggio dal latte al cibo solido, dalla sapienza umana alla sapienza della croce. Come scrive san Paolo, questa strada è “follia “per gli esseri carnali, cioè per l’uomo che non ha rinunciato a se stesso per consegnarsi totalmente a Cristo e al suo Spirito (cf. 1Cor 2,14). Perciò, per poterla percorrere è necessario coltivare un’intensa vita di preghiera quotidiana!
Mi chiedo: sono capace di cibo solido o sono ancora rimasto al latte degli infanti? Come reagisco dinanzi alle “croci” della vita? So credere che in esse si manifesta la gloria di Dio in noi? Ad esempio: una persona ammalata accanto a me è solo un peso da portare o un’opportunità per servire e quindi per essere “grande” dinanzi a Dio? Una comunità cristiana che vive momenti di difficoltà è un motivo per lamentarmi, criticare e litigare oppure è una bellissima occasione per mettermi in gioco, per rendermi disponibile a servire, in modo da essere “grande” davanti a Dio?
«E ma poi se mi impegno troppo chissà gli altri cosa diranno! Che sono un bigotto, un esibizionista, un esagerato…». È vero! La derisione e lo scherno accompagna spesso la testimonianza dei giusti – come si legge nella prima lettura – perché la vita di chi fa il bene è un rimprovero per i pigri e i malvagi!
Scegliamo, allora, se vogliamo piacere agli uomini o a Dio, se vogliamo rimanere esseri carnali o divenire esseri spirituali, se preferiamo essere serviti o servire, tenere per noi la vita per paura di perderla o rischiare di perderla per amore dei fratelli… Possiamo decidere di rimanere carnali, ma non illudiamoci di essere in questo modo più “liberi”. Riecheggiando quanto scrive san Giacomo nella seconda lettura, colui che è carnale si lascia dominare dalle passioni egoistiche che lottano dentro di sè, che lo rendono litigioso, inquieto e perennemente insoddisfatto! L’uomo spirituale invece possiede «la Sapienza che viene dall’alto», che è «pura, pacifica, dolce, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti…».
Maria, Sede della Sapienza, prega per noi perché scegliamo di vivere in modo risoluto secondo la sapienza della croce di Cristo. Amen.