don Francesco Pedrazzi – Commento al Vangelo del 18 Novembre 2021

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RIPARATORI DI BRECCE

Solo il Cuore trafitto di Gesù può vincere il peccato che profana il tempio del Signore 

Il re Antioco Epifane aveva profanato il tempio di Gerusalemme e imponeva agli Israeliti di rinnegare il loro Dio e di offrire sacrifici agli dèi pagani. I libri dei Maccabei narrano di come alcuni si sono rifiutati di sottostare alle imposizioni del re e hanno organizzato una resistenza allo scopo di riconquistare il tempio e di ristabilire il culto all’unico vero Dio. Il primo a ribellarsi è stato Mattatìa, il padre dei Maccabei, di cui parla la prima lettura odierna.

Si legge: «Si avvicinò un Giudeo alla vista di tutti per sacrificare sull’altare di Modin secondo il decreto del re. Ciò vedendo, Mattatìa arse di zelo; fremettero le sue viscere e fu preso da una giusta collera. Fattosi avanti di corsa, lo uccise sull’altare; uccise nel medesimo tempo il messaggero del re, che costringeva a sacrificare, e distrusse l’altare. Egli agiva per zelo verso la legge… La voce di Mattatìa tuonò nella città: “Chiunque ha zelo per la legge e vuole difendere l’alleanza mi segua!”. Fuggì con i suoi figli tra i monti, abbandonando in città quanto possedevano».

Nell’Antico Testamento era prevista la pena di morte per chiunque trasgredisse in materia grave la legge di Dio. Pertanto, il gesto di Mattatìa, per quanto possa sembrare violento, appariva giustificato agli occhi dei pii israeliti.

Tuttavia, le cose sono profondamente cambiate con la venuta di Gesù. Egli ha interpretato in modo nuovo e autentico i comandamenti di Dio, indicando un’altra strada per vincere il male e il peccato: la strada della croce. Egli, infatti, non ha risposto al male con il male, ma lo ha preso su di sé, consegnandosi volontariamente alla morte.

Il suo Cuore trafitto è la risposta alle ingratitudini, alle profanazioni e ai sacrilegi di ogni tempo. La cacciata dei mercanti dal tempio – che troveremo nel vangelo di domani – non è infatti un gesto iroso e violento, come a volte si ritiene in modo superficiale, ma un gesto profetico. La frusta che purifica il tempio di Dio è – per così dire – quella con cui egli subisce i colpi della flagellazione; è la frusta dell’ira divina a cui egli si sottopone al posto nostro per purificarci dal peccato.

Anche le lacrime che versa su Gerusalemme, pensando alla sua prossima distruzione, sono parte dell’Amore crocifisso con cui Gesù risponde al male che c’è nel mondo.

Noi siamo chiamati a prendere parte a quest’“opera di riparazione” di Gesù: a mostrare il nostro zelo per la casa del Signore non con atti violenti, ma offrendo santi sacrifici nella preghiera e nella penitenza.

Con l’amore potremo riparare le brecce nella casa del Signore, abbracciando le croci che Dio dispone sul nostro cammino.

O Maria, Vergine offerente ai piedi della croce, insegnaci a prendere parte all’opera di riparazione di Gesù per la salvezza del mondo. Amen.

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