don Francesco Pedrazzi – Commento al Vangelo del 15 Giugno 2021

1393

I frutti dell’Amore di Dio

In due capitoli della seconda lettera ai Corinzi, Paolo parla di una colletta, cioè di una raccolta di denaro in favore dei poveri della comunità di Gerusalemme. Potrebbe apparire strano che in un testo tanto elevato sul piano spirituale si passi a un certo punto a parlare di denaro. In realtà, Paolo considera questo gesto come un vero e proprio servizio di culto nei confronti del Signore e una prova della «sincerità» dell’amore!

Per quale ragione? Ogni cristiano deve essere generoso per imitare Cristo che «da ricco che era, si è fatto povero» per arricchirci con l’esempio della sua povertà. Perciò, quando siamo generosi, prima ancora che arricchire gli altri, ci lasciamo arricchire da Dio. L’Apostolo scrive che essere generosi è una «grazia» che Dio concede a quanti hanno conosciuto l’amore di Cristo. Non dovrebbe essere la conseguenza di un “comando” esteriore, ma di un’esigenza interiore frutto dell’Amore di Dio che abita in noi. Non solo: condividere i propri beni materiali e il proprio denaro con chi è nel bisogno è un modo di donare la propria vita a Dio e ai fratelli, sull’esempio di Cristo.

Ecco perché un gesto di condivisione del proprio denaro è entrato anche nella liturgia eucaristica. Non sottovalutiamo il momento della cosiddetta “elemosina” durante la Messa! Parafrasando lo stesso Paolo, non dovrebbe essere una “spilorceria” (2Cor 9,5), perché dice il nostro desiderio di donarci a Dio, nel Sacrificio eucaristico, servendolo nei poveri e sovvenendo ai bisogni della Chiesa.

San Giovanni scrive: «Se uno ha ricchezze di questo mondo e, vedendo suo fratello in necessità, gli chiude il proprio cuore, come rimane in lui l’amore di Dio? Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità». (1Gv 3,16-18)

Il Vangelo ci ricorda un secondo criterio che ci fa capire se l’Amore di Dio è in noi: l’amore per i nemici. Il Padre «fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti», perciò se il suo Amore è in noi dovremmo fare altrettanto. Se, infatti, amiamo solo quelli che ci amano non facciamo nulla di straordinario, siamo ancora sullo stesso piano dei pagani! Un modo di amare i nemici sempre alla nostra portata è pregare per loro.

Mi chiedo: come sto amando? Nei fatti o solo a parole? Sono generoso o spilorcio? Mi sforzo di amare in modo misericordioso ogni persona che Dio mette sul mio cammino, pregando anche per i nemici, oppure il mio amore è “meritocratico” e selettivo?

Un albero buono lo si riconosce dai frutti. E sull’albero della vita cristiana non possono mancare i frutti della generosità e della misericordia.

Fonte