I FRUTTI DELLA FEDE
La salvezza viene dalla fede, perché da un cuore che ha veramente fede in Gesù
possono derivare soltanto opere di bene e di amore
«Noi riteniamo che l’uomo è giustificato per la fede, indipendentemente dalle opere della Legge», scrive san Paolo nella Lettera ai Romani.
Cosa significa? Che ci si può salvare anche se trasgrediamo la legge di Dio, perché basta la fede? Se così fosse, questo passo di san Paolo si opporrebbe a gran parte della Sacra Scrittura! Ma non è così, perché quando l’Apostolo parla di fede intende qualcosa che è al tempo stesso un dono di Dio e un cambiamento del cuore umano. La fede è il sì all’Amore di Dio che inclina il cuore umano verso il bene, pertanto, è impossibile che dalla fede procedano opere inique, come è impossibile che una vite scelta produca uva selvatica.
La fede quando è viva ha come frutto opere di vero amore e di bene, mentre «la fede senza le opere è morta», scrive san Giacomo (Gc 2,26).
Tutto questo ci libera da una visione volontaristica della vita cristiana. Il credente non si salva perché si impegna a compiere opere buone. Questo vale semmai per un non credente che senza colpa non crede in Cristo. Il credente si salva, invece, perché corrisponde all’amore di Dio, coltivando ogni giorno la fede in Gesù, ovvero, grazie a Cristo crede alla bontà del Padre e dice il suo sì gioioso alla vita così com’è, secondo i disegni della Divina Provvidenza.
«Se uno mi ama, dice infatti Gesù, sarà in grado di osservare la mia Parola…» (cf Gv 14,23). Amando Cristo possiamo credere all’Amore di Dio per noi e di conseguenza lo Spirito Santo ci rende capaci di osservare la Legge di Dio e quindi di compiere il bene e conseguire la salvezza!
Non la pensavano certo in questo modo i dottori della Legge di cui parla il vangelo odierno. Essi ritenevano, invece, che ciò che salva è l’osservanza esteriore della legge, non la fiducia in Dio. Guardavano alle opere esteriori e non al cuore.
Per questo Gesù li rimprovera duramente: «Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l’avete impedito».
È un rimprovero che dobbiamo sentire rivolto anche a noi stessi! Guai a noi se impostiamo la religiosità sull’osservanza esteriore, invece che sulla fede in Gesù, perché perdiamo la chiave della conoscenza noi e le persone che accompagniamo!
Il Vangelo ci insegna che c’è una cosa sola da fare per conseguire la salvezza: amare «di vero cuore» Dio, obbedendo alla sua Parola, e i fratelli. Ecco una bella sintesi in un’esortazione di san Pietro: «Dopo aver purificato le vostre anime con l’obbedienza alla verità, per amarvi sinceramente come fratelli, amatevi intensamente, di vero cuore, gli uni gli altri!» (1Pt 1,22).
O Maria, Madre della Divina Grazia, ottienici di dire ogni giorno il nostro sì a Dio con piena libertà e consapevolezza, amando Gesù nei sacramenti e nei fratelli. Amen.