don Francesco Pedrazzi – Commento al Vangelo del 1 Settembre 2021

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LA DOLCEZZA CHE CONQUISTA

Nella lettera ai Colossesi, Paolo ricorda che la santità non dipende tanto da pratiche esteriori caratterizzate da un’«affettata religiosità, umiltà e austerità», ma dall’acquisizione delle vere virtù, quali la tenerezza, la bontà, il parlare gentile; prende, perciò, le distanze da chi crea divisioni e turbamento nella comunità, invece di offrire i propri patimenti per la Chiesa di Cristo.   

Inizia oggi, con il saluto iniziale, la proclamazione liturgica della Lettera di San Paolo ai Colossesi. È uno scritto che ha principalmente un intento dottrinale. Paolo, infatti, scrive ai cristiani di Colossi perché gli viene riferito che un gruppo di fedeli sta creando turbamento nella comunità per il fatto che considera come importanti alcune norme, benché non siano prescritte dagli apostoli. Questi fedeli si ritengono pertanto migliori degli altri, si mostrano critici e “condannano” chi non osserva le loro pratiche devozionali, legate a questioni di purità rituale e all’osservanza di “feste” e noviluni” (cf. 2,16). Inoltre, “gonfi di orgoglio”, pretendono che tutti osservino alcune norme di mortificazione e di astinenza dai cibi, andando dietro a presunte visioni mistiche e al culto di presunti “angeli” (2,18).

Paolo conferma la fede dei cristiani “sani” e turbati da questi gruppi settari, ricordando che la santità a cui bisogna aspirare non dipende tanto da pratiche esteriori con «la loro affettata religiosità, umiltà e austerità» (cf. 2,23; traduz. CEI ’74), ma dall’acquisire le vere virtù, rimanendo uniti a Cristo attraverso la Chiesa, di cui Gesù è il “capo” (1,18). Perciò, li esorta scrivendo: «Rivestitevi di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine…» (3,12); «il vostro parlare sia sempre gentile» (4,6) verso «quelli di fuori», cioè verso i pagani.

Quanto sono attuali queste parole! …in un tempo come il nostro in cui alcuni cristiani pensano di rendere gloria a Dio seminando discordia, parole acide, rabbia, accuse, sdegno e condanne, proprio come questi eretici della comunità di Colosse, che si ritenevano nondimeno più santi degli altri! La prova che non sono nel cammino della vera santità è il fatto che non obbediscono alla verità insegnata dagli Apostoli, ma a una “loro verità”, perché “gonfi di orgoglio” si pongono, come satana, sopra la Chiesa stessa; invece di condannare i veri peccati mettono in piedi guerre assurde contro comportamenti che la Chiesa ritiene leciti e non peccaminosi. Ma dai “frutti” dovrebbero capire che sono nell’errore, perché non fanno che seminare divisione e discordia attorno a loro.

Paolo indica nella lettera anche la strada della vera santità: non aggredire la Chiesa ma soffrire per essa. Scrive: «Completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo Corpo che è la Chiesa» (1,24; traduz. CEI ’74).

Gesù nel vangelo di oggi, dice: «È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato». È anche il nostro compito! Annunciare la “buona notizia” del regno! È una “buona notizia” perché libera, guarisce e procura gioia.

Per essere cristiani credibili dobbiamo essere fermi, fedeli, non scendere a compromessi con il peccato e la menzogna, ma al contempo miti, gentili, gioiosi e affabili. «Scompaiano da voi ogni asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenze…» (Ef 4,32), scrive lo stesso Paolo nella “lettera gemella” agli Efesini. Come si legge nel testo di oggi, dovremmo cercare di mostrare amore «verso tutti i santi», cioè verso tutti i battezzati.

Un cristiano arrabbiato e cupo che intende attirare le persone a Cristo è come un musicista che si illude di attirare il pubblico suonando un pianoforte scordato. Viceversa, un cristiano mite e gioioso, potrà attirare gli altri a Cristo, perché – come scriveva San Francesco di Sales – «si prendono più mosche con una goccia di miele che con un barile di aceto»!

O Maria, Madre della Chiesa, non permettere che ci lasciamo incattivire dal male che c’è nel mondo e nella Chiesa! Insegnaci ad amare la nostra madre Chiesa, la Sposa di Cristo, nonostante le contraddizioni che vediamo in essa, perché una madre non si critica, ma si ama, sempre! Fa’ che continuiamo a testimoniare la buona notizia del regno, senza perdere mai la pace del cuore. Amen!

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