don Francesco Pedrazzi – Commento al Vangelo del 1 Ottobre 2021

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LA BARRIERA

Il Signore a volte ci sottopone a una “prova dell’obbedienza” , in cui dobbiamo scegliere se rinnegare noi stessi e sottometterci alla sua Volontà, oppure affermare noi stessi e rinnegare la Divina Volontà.

Oggi nella prima lettura troviamo un brano del profeta Baruc, in cui c’è il riconoscimento che tutti i mali accaduti a Israele sono causati dal fatto che il popolo non ha ascoltato la voce del Signore. Scrive il profeta: «Gli abbiamo disobbedito, non abbiamo ascoltato la voce del Signore, nostro Dio… [perciò] ci sono venuti addosso tanti mali! […]»

Similmente nel Vangelo di oggi Gesù parla di un castigo riservato alle città di Corazìn, Betsàida e Cafarnao, perché non hanno ascoltato la voce di Gesù e non hanno creduto ai suoi prodigi. Non solo: hanno rifiutato e disprezzato anche i suoi discepoli. Il Signore proclama: «Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me, disprezza colui che mi ha mandato».

È una parola che riguarda anche noi e il nostro rapporto con i pastori che Gesù ha posto autorevolmente a guida della sua Chiesa. Dio, infatti, normalmente non ci parla direttamente, ma attraverso i suoi rappresentanti sulla terra, che egli stesso ha scelto. Chi ascolta loro ascolta Cristo, chi disprezza loro disprezza Cristo!


Particolarmente nel nostro tempo Dio sta sottomettendo la sua Chiesa a una “prova dell’obbedienza”, che è tutt’altro che facile, perché ciò che i pastori chiedono non corrisponde sempre alle attese dei fedeli e può capitare che il fedele non comprenda le ragioni di un comando. È una prova che esige pertanto il rinnegamento di sé stessi. Ma bisogna obbedire, sempre, purché non sia comandato di peccare: obbedire ai pastori per obbedire a Cristo, perché la disobbedienza ci espone all’azione del maligno e a ogni male. Viceversa, l’obbedienza è come una barriera potente che impedisce al nemico di assalirci. Dobbiamo scegliere se rinnegare noi stessi e sottometterci alla Divina Volontà oppure affermare noi stessi e rinnegare la Divina Volontà.

Ci fa bene, al riguardo, ascoltare le parole di un Padre della Chiesa vissuto nella generazione immediatamente successiva a quella degli Apostoli: Sant’Ignazio di Antiochia.

Nella sua Lettera agli Efesini scrive: «Se sarete uniti in una stessa obbedienza, sottomessi al vescovo e ai presbiteri sarete santificati in ogni cosa. […] Conviene, infatti, procedere sempre d’accordo con la mente del vescovo, come già fate […]. Se la preghiera di uno o di due ha tanta forza, quanto più quella fatta in comunione con il vescovo e con tutta la Chiesa! Chi non partecipa all’assemblea [in comunione con il Vescovo] è un orgoglioso e si è giudicato da solo. Sta scritto: “Dio resiste agli orgogliosi”! Facciamo di tutto quindi per non opporci al Vescovo in modo da rimanere sempre sottomessi a Dio […] Occorre onorare il Vescovo come il Signore stesso».

E Santa Teresa di Gesù Bambino nel suo diario scrive che le anime che obbediscono sono «felici» e «libere da ogni inquietudine»; esse considerano come «unica bussola» «la volontà dei superiori» e obbedendo «sono sempre sicure di trovarsi sul retto sentiero: non hanno da temere d’ingannarsi nemmeno se a loro pare che i superiori certamente sbaglino» (Storia di un’anima, 287).

O Maria, Regina degli Apostoli, metti nel nostro cuore il desiderio di essere docili alla Divina Volontà anche quando comporta il rinnegamento di noi stessi. Amen! 


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