don Francesco Pedrazzi – Commento al Vangelo del 1 Luglio 2021

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Il dirupo e la mano tesa

Dio permette la prova ma non ci lascia mancare la forza per superarla

I biblisti fanno notare che, stando al significato letterale del testo, Dio non chiede in modo esplicito ad Abramo di sacrificare il figlio Isacco, ma di “farlo salire” con lui sul monte per l’olocausto. Nell’antichità era diffusa la pratica abominevole del sacrificio dei figli per ingraziarsi le divinità. Abramo ha certamente interpretato in tal senso il comando di Dio; infatti, «stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio», ma l’angelo del Signore lo fermò.

In questo modo, Dio fa capire ad Abramo che Egli è diverso dagli altri falsi dèi sanguinari, dietro i quali in realtà si maschera satana, “l’omicida fin dal principio” (cf. Gv 8,44). Egli è il “Dio della vita“, che – come avrebbe detto tramite Mosè – vieta l’omicidio e aborrisce la pratica dell’olocausto dei figli (cf. Lv 18,21). Egli benedice Abramo perché si dimostra pronto a consegnare tutto se stesso, donandogli  il figlio in cui riponeva tutte le proprie speranze.

Nella lettera agli Ebrei si legge: «Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe come simbolo» (Eb 11,17-19).

È indubbiamente il più grande atto di fede di Abramo: egli si fida anche se non capisce il senso di ciò che Dio gli sta chiedendo. Spera contro ogni speranza, come Maria ai piedi della croce. «Per questo lo riebbe come un simbolo», nel senso che Isacco rimanda simbolicamente a Cristo, il Figlio unigenito che Dio non ha «risparmiato», che ha consegnato per la nostra salvezza, ma che ha riavuto nella gloria della risurrezione. San Paolo esclama: «Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui?» (Rm 8,32)

Dio «non toglie nulla, e dona tutto», disse Benedetto XVI in una sua omelia (24 aprile 2005, santa Messa di inizio del Pontificato). Anche quando sembra che ci tolga qualcosa o qualcuno, in realtà si tratta di una perdita solo apparente e momentanea, perché – scriveva Agostino – non si può perdere coloro che amiamo in Dio, che non si può perdere (cf. Confessioni 4, 9, 14)

È vero, siamo peccatori, ma confidiamo nella sua misericordia! «Chi potrà strapparci dal suo perdono?», dice un canto liturgico. Egli è sempre pronto a ripetere le parole che nel vangelo di oggi dice al paralitico: «Coraggio, figlio, ti sono perdonati i peccati!… Alzati, e cammina!»

Come quando, in un’escursione in montagna, arrivati a un passaggio pericoloso chi ci sta davanti ci tende la mano per aiutarci e darci sicurezza, così Dio ha sempre una mano tesa verso di noi, perché possiamo affrontare con fiducia gli ostacoli della vita.

Ci chiede solo di non dubitare del suo Amore, perché «Cristo non toglie nulla, e dona tutto!»

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