don Francesco Cosentino – Commento al Vangelo di domenica 17 Maggio 2020

La fede inizia dal lasciarsi amare

«Se mi amate…». Sono le ultime parole di Gesù, prima del suo addio. E qui siamo invitati alla svolta, a passare da una mentalità semplicemente religiosa alla relazione che nasce dalla fede: la religione dice “osserva i comandamenti e allora sarai capace di amarmi e anche io ti amerò”; la fede, invece, dice: “Se mi ami, allora sarai capace di osservare i comandamenti e li scoprirai come fonte di vita, di gioia e di pace”.

La rivoluzione non è da poco, ma è il segno di quel capovolgimento operato da Gesù che ha liberato per sempre il cuore dell’uomo da ogni prigione, da ogni gabbia e da ogni rigidità: il punto di partenza, nella vita come nella relazione con Dio, è l’amore e non la regola. È la Sua grazia e non lo sforzo. È lo Spirito di verità che Egli ha mandato nei nostri cuori, e non i nostri meriti.

L’avvio di questo Vangelo ha, dunque, qualcosa di straordinario: “se mi ami”. Solo se ami, se apri il cuore all’incontro con Dio, se ti lasci amare da Lui, se come si fa con un amante passi le ore a lasciarti guardare e accarezzare, allora sarai capace di abbracciare il Vangelo e vivere i comandamenti. Papa Francesco lo ricorda spesso: il cristianesimo non è un insieme di regole, una lista di precetti da osservare, un prontuario di atteggiamenti morali da rispettare, ma è la gioia di un incontro. L’amore che sgorga da questo incontro con un Dio che non ci lascia orfani ma vuole abitare in noi, rompe il guscio dei nostri egoismi e si spinge oltre il recinto delle nostre paure e insicurezze, rendendoci capaci di vivere come il Cristo, osservando i suoi comandamenti, vivendo la Sua Parola, compiendo i suoi gesti. Non saremo mai capaci di vivere il comandamento dell’amore, di adorare Dio sopra ogni cosa, di trovare Dio nelle attività quotidiane, di servire Dio nei fratelli, se prima non ci saremo lanciati nell’avventura di una relazione d’amore con Lui. La fede inizia dal lasciarsi amare, non dallo sforzo di raggiungere la vetta con le mie forze.

In questa domenica contempliamo allora un Dio mendicante d’amore: non detta regole da osservare, non pone condizioni, non ci costringe con la forza, ma semplicemente invoca un’amicizia e ci chiede accoglienza e ospitalità. Un Dio umile e fiducioso che non ci obbliga con un dovere, ma chiede di poter abitare in noi, per trasformare la nostra vita e rendere capaci anche noi di far circolare l’amore: se mi ami, resteremo uniti come gli amanti; se mi ami sarai trasformato dal di dentro; se mi ami, imparerai ad amare anche tu.

Ecco un Dio che cerca spazi nel cuore per allargarlo, trasformarlo e renderlo strumento di amore nel mondo. Ecco un Dio che, alla perfezione esterna dell’osservanza delle regole, preferisce un cuore fragile che però batte d’amore per Lui.


Fonte: Osservatore Romano

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