Dopo il gesto della lavanda dei piedi, il clima nella stanza sarà stato di imbarazzo generale.
I discepoli ascoltano Gesù, ma probabilmente né comprendono né condividono la portata di quel gesto con cui il Maestro sceglie di mettersi ai loro piedi, come servo.
Il servo è servo. Assume il posto che gli è stato assegnato, il posto più basso. Niente iniziative di protagonismo, nessun avanzamento di carriera. È servo perchè ha un padrone. È servo di un padrone. La sua identità è legata al padrone, che rimane più grande. La sua identità è de-centrata: il suo centro sta nel padrone per il quale è messo al servizio.
Facendosi servo, Gesù mostra di mettere “al centro” i miei piedi, la mia vita nella sua parte più ferita, stanca, brutta, vulnerabile. Mostra di “mettere il suo centro” nei miei piedi, di farli diventare preziosi, di accoglierli nella sua stessa esistenza, di riceverli nel suo Amore così come sono.
Si fa servo e mi lava i piedi… Vuol dire che rinuncia ad avere potere su di me, viene “in pace”, non approfitta della mia vulnerabilità, mi ama “dal basso” e io – con i miei limiti – divento il suo centro.
Beato me se “comprendo” di essere stato servito!
Beato me se capisco che per amarmi Dio stesso si è fatto servo e mi ha messo al centro così come sono!
Beato me se continuo a lasciarmi servire e amare da lui!
Beato me se “metto in pratica” questa consegna, e restituisco il gesto ricevuto rinunciando ad ogni potere e mettendo al centro i piedi degli altri.
Fonte: Telegram | Pagina Facebook
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