l senso di quell’ “un poco” (mikron) di cui Gesù parla ai discepoli, sembra misterioso ma è una chiave importante per aprire molte porte.
Alla vigilia della sua pasqua, bisogna che essi attraversino un tempo, ancora “un poco”: in questo tempo la carne del Maestro sarà sottratta al loro sguardo fisico, ma ancora un po’ di tempo e potranno rivederlo nella pienezza della sua vittoria sulla morte, in un modo totalmente diverso ma radicalmente definitivo.
Questo “mikron” è sempre tutto da vivere: è il tempo in cui i discepoli sperimenteranno l’assenza di Gesù, ed è il tempo in cui ne ritroveranno la presenza: una continuità di tempi, collegati nell’unica luce della grande storia della salvezza che Dio scrive per l’uomo e con l’uomo.
Questo “mikron” è da accogliere come una sfida: ci sono tempi che sembrano pause incomprensibili, sospensioni scomode della vita, a volte inaudite e scandalose… eppure queste “pause” sono l’unica misura necessaria per cogliere la bellezza della musica divina, per accogliere la novità della rivelazione di Dio.
Non è forse vero che spesso nella vita è sufficiente attendere un “mikron” per avere occhi nuovi che colgano la luce della pasqua?
Non è forse vero che le pause, nella vita, sono assai preziose, più di tanti momenti programmati e “incasellati” nel flusso delle cose?
Non è forse vero che, rimanendo disponibili a vivere quelle assurde e incomprensibili parentesi che il Signore dispone nella trama dei nostri giorni, mentre sembra accadere nulla, ci accorgiamo di fare pasqua, di diventare amore?
Fonte: Telegram | Pagina Facebook
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