Sono gli altri a portare davanti a Gesù quel paralitico.
È la loro fede che lo presenta al rabbi.
Nessuna richiesta da parte di quell’uomo, forse paralizzato nella speranza, paralizzato dentro prima che fuori, “paralizzato” dalla fatica di chiedere aiuto…
La Chiesa vuole essere anche questo: “portare” paralitici e paralisi davanti a Cristo, presentarglieli avendo fiducia più nella sua azione salvifica che nella propria capacità di risolvere i problemi.
Quegli uomini “consegnano” il paralitico…
Si fanno carico del suo problema, ma poi lo mettono davanti a Gesù…
Nessun delirio di onnipotenza…
Nessuna sindrome da salvatore del mondo…
Solo fede che consegna…
Ed io imparo…
Di più…
Gesù opererà innanzitutto la guarigione più urgente, quella più importante, quella della parte non visibile…
Interverrà sulla paralisi del cuore, darà il perdono dei peccati, scioglierà quell’uomo dal male che condiziona non semplicemente la vita fisica ma anche la possibilità di quella eterna!
I presenti non comprendono, non approvano…
Fa più effetto la guarigione di ciò che è visibile…
Ma ci vuole più fede per credere nella guarigione del cuore…
Ed ecco l’ulteriore sfida per quegli uomini e per me…
Come dire: avete avuto fede nel portarmi quest’uomo perchè guarisca, ma adesso ve ne chiedo ancora di più per riconoscere che può essere liberato dentro, nelle profondità delle sue paralisi interiori…
Non servono del tutto le aggiustatine ai problemi, e nemmeno le soluzioni definitive, se all’interno rimane tutto fermo, se il cuore si ritrova paralizzato…
Gesù punta in alto… anzi punta dritto in fondo al cuore, e scioglie il vincolo della schiavitù del peccato: solo allora ogni paralitico può davvero rialzarsi, risorgere, camminare e tornare a casa sua da solo, sciolto, libero.
Fonte: Telegram | Pagina Facebook
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