Dopo la guarigione del paralitico alla piscina di Betzaetà, Gesù ha a che fare con un’altro tipo di paralisi, quella interiore, quella del cuore dei Giudei, con i quali entra in controversia.
Non lo riconoscono… Anzi lo accusano… Ma ciò che è più importante è che per queste accuse prendono le mosse dalle Scritture che dicono di “scrutare”, dalla legge di Mosè che affermano di osservare…
Gesù dice loro una cosa molto forte: la parola del Padre non rimane in loro… La ascoltano… La studiano… Ma non mette radici nel loro cuore… Scrutano le Scritture, dunque, pensando di ricevere da esse vita eterna, ma si fermano alla parola senza fare il passo ulteriore: credere a colui che le Scritture indicano, a cui danno testimonianza.
C’è solo superficialità? No.
C’è anche una pre-comprensione…
I Giudei rimangono ad una lettura delle Scritture “piegata” alle loro attese, “addomesticata” ai loro bisogni, che si muove nel comodo “già visto”, nella sicurezza del “noi sappiamo”…
Essi dicono di scrutare le Scritture, ma – in fondo – si stanno nuovamente creando un dio-idolo, a loro immagine, per rassicurare le loro attese e le loro paure, per farsi forti dinanzi agli uomini, dai quali ricevono gloria.
Tentazione di sempre. Di tutti.
“Ridimensionare” Dio, a partire dalle Scritture stesse, dalla Chiesa stessa, dalla sua vita credente, da tutto il bene che ci è stato posto nelle mani… senza essere aperti alla novità che ci può sorprendere, che ci può stupire…
E magari, tutto per qualche applauso in più, per qualche forma di approvazione o di lode, di gloria da ricevere “perchè sappiamo”…
Ripartiamo sì dalle Scritture, ma facendocele restituire dal Figlio, come una novità sorprendente, dinanzi alla quale fare gli occhi grandi grandi come i bambini…
Fonte: Telegram | Pagina Facebook
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